Il giudice monocratico della quinta sezione del Tribunale di Palermo, Marina Minasola, ha assolto “perché il fatto non costituisce reato” una funzionaria della Commissione europea, di origini palermitane, imputata di calunnia nei confronti di un avvocato civilista. Nel corso di una controversia familiare culminata in una causa tra fratelli, la funzionaria, difesa dall’avvocato Gioacchino Genchi, aveva inviato, il 16 luglio 2018, un esposto al Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Palermo, lamentando comportamenti – a suo dire – non “conformi al codice deontologico professionale”.
Il civilista, prosciolto da ogni addebito dal suo Ordine, aveva controdenunciato la donna per calunnia, costituendosi poi parte civile, con l’avvocato Ida Giganti. Con la decisione il giudice Minasola non ha accolto la richiesta di condanna formulata dal pm (due anni) e ha ritenuto che l’esposto non fosse stato in alcun modo diretto all’autorità giudiziaria o a un’altra autorità che aveva l’obbligo di riferire: mancavano cioè i presupposti giuridici della calunnia. L’avvocato, nella causa civile tra fratelli, aveva inviato una diffida alla donna, invitandola a non frequentare più la casa della madre, poi deceduta. Secondo la tesi difensiva, sostenuta nel processo penale, il civilista non avrebbe depositato atti né riferito circostanze che avrebbero potuto dimostrare la buona fede della funzionaria.
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