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Carceri, altra rissa tra detenuti minorenni. Il Sappe: “Poteva essere una mattanza, basta maggiorenni tra minori”

L’ultimo grave evento critico, accaduto nelle ultime ore nell’Istituto penale per Minorenni Malaspina di Palermo, è riferito da Paolo La Corte, segretario del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

Continua, inarrestabile, la spirale di violenza nelle carceri siciliane. L’ultimo grave evento critico, accaduto nelle ultime ore nell’Istituto penale per Minorenni MALASPINA di Palermo, è riferito da Paolo La Corte, segretario del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria che evidenzia come “l’ira del personale di Polizia è rivolta a tutti coloro che non hanno raccolto e non hanno voluto raccogliere, in questi mesi, i reiterati allarmi del SAPPE”. Il sindacalista spiega che è scoppiata una rissa violentissima tra detenuti, italiani da una parte e stranieri dall’altra. Diversi i contusi ed i feriti. Subito il personale di Polizia Penitenziaria è prontamente intervenuto per evitare il degenerare della situazione. Il sindacalista del SAPPE denuncia che “molteplici sono i problemi che affronta ogni giorno il personale di Polizia maschile e femminile dello stesso istituto. E questo si verifica per la mancanza di personale. Il personale di Polizia Penitenziaria dell’IPM Malaspina è ormai piombato nello sconforto più totale perché si sente abbandonato dagli vertici regionali e nazionali dell’Amministrazione della Giustizia minorile e dalle istituzioni!”.

Il Segretario Generale del SAPPE Donato Capece stigmatizza il grave episodio avvenuto nel carcere minorile palermitano ed esprime solidarietà ai poliziotti coinvolti: “Con questi ulteriori gravi eventi critici sale vertiginosamente il numero dei poliziotti coinvolti da detenuti senza remore in fatti gravi. Esprimiamo la massima solidarietà e vicinanza a tutti i colleghi dell’IPM di Palermo: e quest’ultimo episodio deve far riflettere i vertici dell’Istituto e della Regione. Ci vuole una completa inversione di rotta nella gestione delle carceri regionali, siamo in balia di questi facinorosi. Facciamo appello anche alle autorità politiche regionali e locali: in carcere non ci sono solo detenuti, ma ci operano umili servitori dello Stato che attualmente si sentono abbandonati dalle Istituzioni”. “Parlo”, specifica, “di quelle donne e di quegli uomini che il carcere lo vivono 24 ore su 24, 365 giorni; che pressoché quotidianamente hanno a che fare con detenuti che mettono a repentaglio l’ordine e la sicurezza della sezione detentiva; che si confrontano a detenuti con in mano una o più lamette intrise di sangue, o con una padella piena d’olio bollente tra le mani pronta per essere buttata in faccia all’operatore, o con un piede di tavolino in mano pronto ad essere scagliato contro un poliziotto. Dovrebbero sentire sui loro visi, anche tutti coloro che oggi si professano esperti carcerari, i pugni, le sberle, gli sputi che prendono i nostri Agenti in servizio dai detenuti più violenti. E poi ne parliamo…”. Capece evidenzia in particolare le criticità connesse alla presenza di detenuti maggiorenni in carceri per minorenni e denuncia: “Avevamo detto che era un errore l’innalzamento dell’età dei presenti nelle carceri minorili: oggi, infatti, possono starvi anche donne e uomini di 25 anni. Una decisione politica incomprensibile: da quando sono stati assegnati detenuti adulti, per effetto della legge 11 agosto 2014, n.117, questi maggiorenni si comportano con il personale di Polizia e con alcuni minorenni ristretti con prepotenza e arroganza, caratterizzando negativamente la quotidianità penitenziaria. E la loro ascendenza criminale condiziona tanti giovani, che li vedono quasi come dei miti”.


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