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Carceri, la denuncia del Sappe: “all’Ucciardone 14 smartphone. Li lanciano”

I telefoni cellulari arrivano dalla strada, da cui vengono lanciati oltre le mura dell'edificio

Ai detenuti dell’Ucciardone a Palermo i telefoni cellulari arrivano dalla strada, da cui vengono lanciati oltre le mura dell’edificio. La denuncia è di Calogero Navarra, segretario per la Sicilia del Sappe: “E’ stato rinvenuto nell’intercinta della Casa di reclusione – dice- un involucro con quattordici smartphone, completi di cavetti di ricarica, provenienti da lanci da strade attigue al carcere. Una vera e propria piaga, questa dei lanci, che denunciamo non da settimane o mesi ma da anni!”.

Il sindacalista evidenzia come anche questi ultimi eventi “confermino tutte le ipotesi investigative circa l’ormai conclamato fenomeno di traffici illeciti, fenomeno favorito anche dalla libertà di movimento dei detenuti a seguito del regime custodiale aperto e delle criticità operative attuali, in cui opera la polizia penitenziaria, con dei livelli minimi di sicurezza”. Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, ricorda che introdurre o possedere illegalmente un telefono cellulare in carcere costituisce reato, punito da 1 a 4 anni di reclusione. “L’introduzione del reato nel nostro Codice penale, purtroppo, non ha sortito gli effetti sperati – afferma – e l’unico deterrente possibile rimane la schermatura degli istituti per rendere inutilizzabili i telefoni. La situazione è ormai fuori controllo. È necessario un intervento urgente per dotare le carceri di sistemi di schermatura efficienti e per contrastare efficacemente l’introduzione di telefoni cellulari all’interno degli istituti penitenziari”.

“Domandiamo ai vertici del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria – aggiunge – a che punto è proprio il progetto di schermatura degli istituti, proprio per neutralizzare l’utilizzo dei telefoni cellulari e scoraggiarne l’introduzione, garantendo così quella prevenzione che, in casi di questo tipo, può risultare più efficace della repressione”.


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