“E’ vero: i Comuni, la Regione non hanno bilanci floridi. Ma le risorse pubbliche, per poche che siano, devono servire anzitutto all’essenziale: la politica che vuole creare semplicemente una clientela di voti si ferma ai progetti, ma quella che guarda al bene comune è un’altra cosa, e provvede a realizzare le strutture, a sostenere ciò che dura o può essere veramente utile alla collettività”.
L’arcivescovo di Catania, Luigi Renna, sferza la politica, alla quale chiede un maggiore impegno a favore di servizi essenziali come la scuola.
“Quando, dopo essere stato nominato arcivescovo di Catania, sono andato a votare per la prima volta nella mia nuova città – ha detto in occasione del Convegno nazionale sulla dispersione scolastica promosso dal Comitato Centenario don Milani – il seggio elettorale si trovava in una scuola in pessime condizioni strutturali. Quel giorno ho pensato: ‘Se fossi papà, mio figlio non lo manderei in questo istituto’. Mi chiedo: come si può amare la bellezza, come si può leggere L’Infinito di Leopardi davanti a una situazione strutturale di decadenza della maggioranza delle scuole del territorio? Diciamolo francamente: la situazione strutturale degli istituti scolastici è disastrosa. Come pretendiamo di tenere gli studenti a scuola anche di pomeriggio, se i nostri istituti non hanno le mense e non hanno le palestre agibili? Come facciamo a pensare progetti bellissimi in strutture che non esistono o sono fatiscenti?”.
È la politica che, a questo punto, conclude Renna, “viene chiamata in causa. Una politica che negli ultimi anni a Catania è stata molto sofferente. Ma io ho fiducia che si possa riprendere. Ricordiamolo: sortirne tutti insieme è la politica. Solo con questa motivazione potremo contrastare realisticamente e creativamente la povertà educativa che frena la nostra Catania e le tante periferie del nostro Paese”.
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