“Dopo l’impugnativa della legge regionale sulle cave, da parte del governo nazionale, chiediamo nuovamente all’Assemblea Regionale Siciliana di ritornare sui suoi passi”. Lo dicono in una nota congiunta il Consorzio della Pietra Lavica dell’Etna, il Consorzio siciliano cavatori (Consicav) e la Cna Sicilia.
Il Consiglio dei ministri del 04 maggio scorso, ha impugnato la legge regionale siciliana n. 6 del 02/04/2024, recante “Riordino normativo dei materiali da cave e materiali lapidei”, in quanto talune disposizioni, eccedendo dalle competenze statutarie e ponendosi in contrasto con la normativa statale in materia di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, violano gli articoli 9 e 117, secondo comma, lett. s), della Costituzione.
“Avevamo già espresso forti perplessità – aggiungono – sul merito. La legge, infatti, introduceva un valore per il recupero ambientale di cava così alto (10 euro al metro quadrato) da impedire agli esercenti di ottenere le fideiussioni bancarie necessarie per adempiere a questo obbligo. Inoltre, durante l’iter dei lavori parlamentari, avevamo fatto notare al legislatore la duplicazione di questo costo, poiché gli esercenti già versano ai Comuni un canone destinato per il 50% proprio al recupero ambientale”.
“Questi costi – aggiungono – che non hanno eguali nel resto del Paese, rischiano di mettere in ginocchio molte attività fino alla chiusura dei siti, provocando così la perdita di centinaia di posti di lavoro. Il settore ha bisogno di ben altri provvedimenti come: una semplificazione delle procedure autorizzative, che ormai hanno raggiunto tempi biblici; una riorganizzazione degli uffici preposti alle autorizzazioni minerarie e alla vigilanza, oggi pesantemente sotto-organico; un adeguamento del Piano Cave, alla luce di importantissime infrastrutture pubbliche da realizzarsi nei prossimi anni in Sicilia, per le quali la domanda di materia prima di cava richiede un potenziamento del comparto; un piano straordinario per il recupero ambientale di cave dismesse, visto che l’apertura dei numerosi cantieri consentirebbe di utilizzare le terre e rocce da scavo in esubero per il ricolmamento delle fosse di cava non più attive, con notevoli benefici per la riqualificazione ambientale di questi siti”.
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