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Chiesti 20 anni per la sorella di Matteo Messina Denaro. Le indagini partirono da lei

L'accusa è di associazione mafiosa e ricettazione e la richiesta dei pm Pierangelo Padova e Gianluca De Leo tiene conto dello sconto previsto per il rito abbreviato, un terzo della pena: diversamente la richiesta sarebbe stata di 30 anni

La Dda di Palermo ha chiesto la condanna a 20 anni per Rosalia Messina Denaro, sorella di Matteo, l’ex superlatitante morto il 25 settembre dopo essere stato catturato il 16 gennaio precedente. L’accusa è di associazione mafiosa e ricettazione e la richiesta dei pm Pierangelo Padova e Gianluca De Leo tiene conto dello sconto previsto per il rito abbreviato, un terzo della pena: diversamente la richiesta sarebbe stata di 30 anni.

Nel processo in abbreviato che si svolge davanti al Gup del tribunale di Palermo, Clelia Maltese, i rappresentanti dell’accusa hanno rimarcato il ruolo di Rosalia Messina Denaro nella trentennale latitanza del fratello, che da Castelvetrano (Trapani) e Campobello di Mazara (Trapani) si spostava senza problemi grazie a una rete di fiancheggiatori che aveva addentellati anche in Lombardia. Rosalia aveva assicurato supporto logistico e materiale nella trasmissione di ordini e pizzini e anche sostegno economico, tenendo la “cassa” della famiglia, non solo di sangue. L’imputata, come sottolineato dai pm Gianluca De Leo e Pierangelo Padova, del pool della Dda di Palermo coordinato dall’aggiunto Paolo Guido e dal capo, Maurizio de Lucia, fu involontariamente decisiva per la cattura del superboss: fu proprio la scoperta, nella gamba di una sedia metallica, in un appartamento della donna, di appunti sulla diagnosi del tumore che poi avrebbe ucciso Matteo Messina Denaro, a indirizzare i carabinieri del Ros sulla pista giusta. L’incrocio dei dati dei pazienti operati con quella diagnosi portarono infatti a isolare alcuni casi, fino a risalire al misterioso paziente Andrea Bonafede, in cura alla clinica La Maddalena di Palermo, il posto in cui, il 16 gennaio 2023, scattò la trappola per il latitante, che sfruttava l’identità di un prestanome, appunto Andrea Bonafede. Rosalia è moglie di Filippo Guttadauro, che si trova in casa di lavoro – il cosiddetto “ergastolo bianco” – dopo avere scontato una lunga pena detentiva. La donna è anche madre di Francesco Guttadauro, condannato per mafia, di Lorenza Guttadauro, avvocato che ha difeso l’ex primula rossa, e suocera di Girolamo “Luca” Bellomo, pure lui coinvolto e condannato per associazione mafiosa.

Una richiesta di condanna pesante, quella a 20 anni di carcere formulata dai pm di Palermo, Gianluca De Leo e Pierangelo Padova, per Rosalia Messina Denaro, sorella del padrino di Castelvetrano Matteo, accusata di associazione mafiosa aggravata e ricettazione e sotto processo col rito abbreviato. Dalle indagini – coordinate dal procuratore Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Padova e De Leo – emerge la figura rilevante di Rosalia, quale “alter ego” del fratello: è lei la custode dei suoi segreti. Ma è da lei che partono le indagini che porteranno all’arresto del boss. In casa sua infatti il Ros, entrato per piazzare alcune microspie, rinviene alcuni appunti contententi, tra l’altro, la condizione clinica di Messina Denaro e la scoperta della sua grave malattia. Un ‘errore’ che costerà la libertà al fratello, finito poi in manette il 16 gennaio 2023 e successivamente anche a Rosalia stessa, una delle sorelle del boss deceduto in carcere il 25 settembre. Rosalia, la sorella maggiore del padrino, è stata arrestata nel marzo 2023, poche settimane dopo il blitz in cui l’ex latitante fu sorpreso e arrestato dal Ros alla clinica La Maddalena di Palermo, dove doveva sottoporsi a terapie anti cancro.


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