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Chiude il Museo dedicato alle vittime del Mediterraneo a Lampedusa. Era l’unico nel suo genere nel mondo

In seguito a una manifestazione d’interesse bandita dal Parco Archeologico Valle dei Templi di Agrigento, il nuovo ente gestore non ritiene utile proseguire in tal senso

Con rammarico il Comitato 3 ottobre annuncia, dopo sette anni dall’inaugurazione, la chiusura del Museo dedicato alle vittime del Mediterraneo a Lampedusa.

Il Museo della fiducia e del dialogo venne inaugurato nel 2016 dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che usò queste parole: “Sono qui a Lampedusa per inaugurare questo museo perché la cultura unisce i popoli e rappresenta uno strumento di incontro decisivo…L’Italia deve essere orgogliosa di Lampedusa, del suo senso di umanità, del suo livello di civiltà”.

Da allora, il Comitato 3 ottobre in virtù di due Protocolli d’Intesa non onerosi siglati con il Comune di Lampedusa e Linosa e l’allora MIUR [Primo protocollo: 3 ottobre 2017 – Secondo protocollo: 2 ottobre 2020 di durata triennale] è stato l’Ente gestore del primo piano del sito dedicato ai fenomeni migratori, garantendo comunque l’accesso gratuito anche al Museo Archeologico delle Pelagie.

Lo spazio espositivo dedicato alle vittime del Mediterraneo unico al mondo che, oltre ad ospitare opere di alto valore artistico ha esposto testimonianze dirette dal valore umano inestimabile, come i disegni di Adal, un ragazzino che ha narrato le torture subite in Eritrea: questi fogli oggi costituiscono una prova acquisita dalle Nazioni Unite contro la dittatura africana. Il Museo ha ospitato anche una “stanza del naufragio”, che ha proposto ai visitatori un itinerario multimediale fatto di immagini e suoni, per far vivere in prima persona le esperienze della traversata in mare, più alcuni reperti storici forniti dall’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra che ricordano i tanti profughi causati dalla Seconda Guerra Mondiale nel nostro paese, le cui sofferenze sono ora vissute da tutti coloro che nel mondo fuggono per cercare una terra più sicura.

In questi sette anni, il Comitato 3 ottobre ha organizzato mostre permanenti, visite guidate, corsi di formazione per gli studenti e studentesse lampedusane. Sono stati registrati oltre 75.000 ingressi. ll Museo è stato visitato dalle più alte cariche dello Stato italiano ed europee: a solo titolo di esempio: Roberto Fico, Maria Domenica Castellone, Valeria Fedeli, Marcello Pera, Dario Franceschini, Paolo Gentiloni, Frans Timmermans Juan Fernando Lòpez Aguillar oltre a delegazioni di diverse Commissioni dell’Unione Europa. A cui si aggiungono le persone sopravvissute ai naufragi, i familiari di chi ha perso la vita nel Mediterraneo, giornalisti italiani ed internazionali, studentesse e studenti europei e turisti presenti sull’isola,

In seguito a una manifestazione d’interesse bandita dal Parco Archeologico Valle dei Templi di Agrigento, il nuovo ente gestore non ritiene utile proseguire in tal senso.

Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 ottobre dichiara: “Sono davvero rammaricato, ma prendo atto che, nonostante gli sforzi e il lavoro fatto, non ci sia stata e non ci sia la volontà di continuare ad avere a Lampedusa un Museo dedicato alle migrazioni. Dal nuovo Ente gestore ci è stata fatta una proposta di convenzione a titolo oneroso per noi irricevibile: 10.000 euro all’anno per solo due stanze di circa 50 mq in totale, con il vincolo di dover concordare il tipo di installazioni. Mi spiace constatare, altresì, che il Parco Archeologico Valle dei Templi di Agrigento non abbia ritenuto opportuno mantenere vivo la parte dedicata alle vittime delle migrazioni, del dialogo e della memoria nonostante il fatto che l’anno prossimo Agrigento (e Lampedusa di conseguenza) sarà la Capitale Italiana della Cultura. Ricordo che nel dossier di candidatura il tema dell’accoglienza e del dialogo sono stati punti cardine, dove Lampedusa ha rappresentato uno dei fattori differenziali più significativi. Non mi rimane che ringraziare le diverse amministrazioni comunali di Lampedusa e Linosa e il Ministero dell’Istruzione che nel corso di questi sette anni, hanno creduto nel progetto. Un progetto che ha dato voce a quell’esercito di invisibili che continua a morire nel nostro mare. Noi del Comitato 3 ottobre continueremo il nostro impegno per creare dialogo e onorare la memoria di chi è morto nella speranza di arrivare in Europa, convinti che la cultura sia uno degli strumenti più efficaci ed incisivi per l’attuazione di buone pratiche inclusive e promotrici dei diritti umani. “


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