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Cittadinanza onoraria a Palermo all’ex questore Renato Cortese. Lagalla: “Uomo giusto”

Cortese ha prestato servizio negli anni passati a Palermo e alla guida della Catturandi ha messo le manette, l'11 aprile 2006, all’imprendibile boss Bernardo Provenzano

Foto Ansa

“Renato Cortese è un servitore esemplare dello Stato e la cittadinanza onoraria di Palermo è un tributo di grande valore simbolico a un uomo delle istituzioni che ha dato tanto a questa città che ha sempre considerato sua. È questo il senso della manifestazione corale di affetto e stima che abbiamo voluto organizzare in onore di Renato Cortese”. La presidente di Confcommercio Patrizia Di Dio, il direttore della Fondazione Federico II Patrizia Monterosso e la presidente di “Cassaro Alto” Giovanna Analdi rendono omaggio all’ex questore di Palermo Renato Cortese nel giorno del conferimento della cittadinanza onoraria con una manifestazione pubblica organizzata nell’area pedonale di via Bonello, davanti alla Cattedrale, insieme alla comunità “Danisinni”. “Ci avevamo messo la faccia, certi della sua innocenza oltre ogni ragionevole dubbio, avendo constatato sul campo la qualità del suo lavoro svolto con professionalità e senso dello Stato ma anche la sua profonda umanità. Ci auguriamo che gli venga rapidamente assegnato un incarico all’altezza della sua statura morale e professionale”.

“Oggi con il riconoscimento della cittadinanza onoraria al dottore Renato Cortese noi vogliamo riaffermare il patto di lealtà istituzionale tra il Comune e tutte le altri uffici e istituzioni pubbliche che operano a Palermo. Oggi premiamo non soltanto un investigatore eccellente, ma una persona giusta e perbene che da sempre ha dimostrato amore per la nostra città”. Così il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla intervenendo nell’aula consiliare di Palazzo delle Aquile durante la cerimonia di consegna della cittadinanza onoraria all’ex questore di Palermo, Renato Cortese. Presenti le massime autorità civili, militari e giudiziarie – tra cui il neo procuratore della Repubblica Maurizio de Lucia, il presidente del tribunale Antonio Balsamo, l’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone – e tanti investigatori e dirigenti della questura di Palermo, molti dei quali con Cortese hanno lavorato. “Quella di oggi è una iniziativa caldeggiata e approvata – ha proseguito Lagalla – da tanti palermitani. Questo non può che farmi piacere perché oltre alle doti di fine ed eccellente investigatore il tratto umano e l’approccio alla gente comune ha lasciato il segno”.

Questa la motivazione del riconoscimento a Cortese: “Per l’impegno dimostrato, a rischio della propria incolumità, nella lotta contro il radicato e oppressivo fenomeno mafioso, contribuendo in modo significativo al processo di liberazione della nostra Città dall’influenza di Cosa nostra. Per avere avviato e condotto lunghe e delicate attività investigative della Polizia di Stato che hanno portato all’arresto di soggetti criminali coinvolti nelle stragi di Capaci e via D’Amelio e nell’assassinio di padre Pino Puglisi, sino alla cattura dell’allora esponente di vertice della cupola mafiosa, latitante da più di un quarantennio, così disarticolando la fitta rete mafiosa e determinando il sequestro di ingenti patrimoni. Per avere saputo cogliere e interpretare il mutamento delle organizzazioni criminali e mafiose, attivando aggiornate strategie investigative, capaci di intercettare illegali flussi economici, anomali reimpieghi di capitali illecitamente accumulati e infiltrazioni nella Pubblica Amministrazione. Per avere affiancato alla ferma e risoluta attività repressiva, l’analisi del tessuto sociale e umano della nostra Città, ponendo particolare attenzione ai quartieri più disagiati, con l’obiettivo di favorirne il benessere sociale e la crescita civile, avendo particolare riguardo ai minori e alle giovani generazioni. Per avere promosso, presso la Questura di Palermo, incontri, dibattiti e manifestazioni culturali, mirate all’approfondimento e al virtuoso rinnovo della memoria di dolorose pagine della storia di questa Città. Per l’essersi distinto, nel corso della sua lunga carriera e, in particolare, nel periodo di servizio svolto presso la questura di Palermo, come fedele servitore dello Stato e delle Istituzioni repubblicane, coniugando, nell’affermazione dei principi di libertà, legalità e giustizia, coraggio e determinazione professionale con un personale e distintivo tratto umano”.

Palermo è casa mia. È Palermo che oggi mi restituisce qualcosa, un momento di gioia. È bello risentire gli odori, i profumi, i rumori. Vedo tantissimi volti noti e mi vengono in mente tanti ricordi”. Lo ha detto l’ex questore di Palermo, Renato Cortese, dopo avere ricevuto la cittadinanza onoraria del capoluogo siciliano dal sindaco Roberto Lagalla, nel corso di una cerimonia che si è tenuta nell’aula consiliare di Palazzo delle Aquile.

“Sono arrivato negli anni ‘90, anni bui, gli anni delle stragi. Qui ho capito anche cosa è il male ma anche veramente cosa è il bene. Per questo da questore – ha aggiunto – ho voluto aprire le porte della questura alla cittadinanza, perché non vedano in noi soltanto lo ‘sbirro’, ma anche un punto di riferimento. Voglio rivolgere un ringraziamento speciale si poliziotti di Palermo per avere deciso da palermitano di volere combattere la mafia frontalmente e senza paura”.

Cortese ha prestato servizio negli anni passati a Palermo e alla guida della Catturandi ha messo le manette, l’11 aprile 2006, all’imprendibile boss Bernardo Provenzano e prima ancora a boss del calibro di Pietro Aglieri, Salvatore Grigoli, Gaspare Spatuzza, Giovanni ed Enzo Brusca. È ritornato a Palermo da questore, una carica che ha dovuto lasciare in seguito al caso Shalabayeva per cui era stato condannato in primo grado mai poi assolto in appello.


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