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Corruzione all’Ast, Musumeci denuncia il DG. Miccichè pronto alla querela per diffamazione

Musumeci si dice "orgoglioso che nell’ordinanza si evidenzi come l’attività del mio governo abbia impedito la commissione di atti illegittimi". Miccichè chiede a Fiduccia "di indicare alla Procura i nominativi delle persone assunte su mia pressione, altrimenti lo denuncio per diffamazione"

“Questo è l’ultimo pizzino che mi hanno dato in assessorato”. E ancora: il “‘contatto’ sono ‘Miccichè o u prisirienti da Regione… iddi sunnu”. Così si esprimeva il direttore generale dell’Ast, Andrea Ugo Fiduccia il 3 febbraio 2020 conversando con un altro dipendente della controllata della Regione. Sono alcuni stralci delle intercettazioni captate dalla Guardia di finanza che oggi, su disposizione della procura di Palermo, ha arrestato e posto ai domiciliari il direttore generale della Azienda siciliana traporti, nell’ambito di una indagine per corruzione e truffa che vede in tutto 16 indagati (il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè e il governatore Nello Musumeci non risultano tali). Per i pm Fiduccia utilizzava l’Azienda “come fosse cosa propria”, effettuando assunzioni “non necessarie”, con “logiche politiche”, appesantendola di spese. Lo stesso giorno Fiduccia – si legge nel provvedimento emesso dal gip di Palermo, Marco Gaeta – prosegue: “U iouco forte u fa la politica. Io ne infilo qualcuno, no cà io infilo tutto”. A Palermo, infatti si sarebbero dovuti inserire 5 lavoratori e invece furono 25.

Fiduccia è costretto ad ammettere: “Stiamo addiventando assai”. Spiega: “A Palermo ce ne volevano cinque, ce ne sono venticinque”. Assunzioni inutili, che pesano sul bilancio dell’azienda regionale. La conversazione prosegue e il dipendente chiede al dg se Dalì (Eusebio, vice presidente di Ast, ndr) c’entri niente e Fiduccia risponde: “Dalì è con Miccichè”. Il 15 febbraio è Dalì che dialoga con Gaetano Carmelo Maria Tafuri (indagato in questa indagine) ed entrambi si lamentano – scrive il gip – delle continue segnalazioni di personale da assumere in Ast provenienti da influenti esponenti politici del partito Forza Italia: “Dalì afferma di avere risposto a Miccichè Giovanni, detto Gianfranco, che qui, ossia in Ast, sta diventando l’ufficio di collocamento di Forza Italia, nella loro testa diciamo”.

“Com’è noto a tutti in Sicilia, il governo della Regione ha formalmente mosso in questi anni tutti i rilievi possibili al direttore dell’Ast, che ho incontrato una sola volta, in riunione al Palazzo Orleans – credo nel 2020 – e al quale ho manifestato pubblicamente tutta la mia disistima, chiedendo al presidente dell’Ast di rimuoverlo. Alla luce delle intercettazioni oggi diffuse, ho dato mandato ai miei legali di presentare una denuncia. Sono orgoglioso, invece, che nell’ordinanza – ancora una volta – si evidenzi come l’attività del mio governo abbia impedito la commissione di atti illegittimi. Siamo stati contro ogni malaffare e adesso (e nel futuro) emergerà sempre la nostra linearità di condotta rispetto a certe abitudini che, forse, si vogliono dimenticare”. Lo dichiara il presidente della Regione Nello Musumeci, in relazione all’inchiesta che ha coinvolto la dirigenza dell’Ast.

Chiedo al signor Fiduccia di indicare alla Procura i nominativi delle persone assunte su mia pressione, altrimenti lo denuncio per diffamazione. Non credo di avere il suo numero di telefono, nè mi ricordo come sia fatto fisicamente. Quello di tirare fuori il mio nome sta diventando uno sport insopportabile”. Così il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, sull’inchiesta per corruzione e truffa che ha coinvolto l’Ast.

Il ciclone giudiziario che si è abbattuto sull’Ast era ampiamente prevedibile. A più riprese i  deputati regionali del gruppo M5S avevano denunciato, con tanto di atti parlamentari, note all’assessorato e audizioni  le anomalie che hanno contrassegnato la vita di questa partecipata con bilanci sempre in rosso, nonostante i grossi contributi di ‘mamma’ Regione. Preoccupano, e non poco, le voci di  un presunto coinvolgimento della politica in questa incresciosa vicenda. In questo senso auspichiamo che venga fatta chiarezza al più presto dagli organi inquirenti”. Lo afferma  il capogruppo del M5S all’Ars Nuccio Di Paola.

Quello di Ast – sottolinea Il deputato Luigi Sunseri, che sulle partecipate ha condotto uno studio accurato – è un sistema marcio che abbiamo sempre denunciato, dimostrando la mancanza di trasparenza negli appalti banditi dalla società. Proprio con l’ultima nota, del 4 Febbraio, chiedevo risposte sulla legittimità della nomina a direttore generale del dottor Ugo Fiduccia, oggi arrestato. L’Ast, in questi anni si è comportata come una società pubblica quando pretendeva i contributi e come una ditta privata quando doveva assumere figure professionali. Ho sempre segnalato il ricorso abusivo alla somministrazione di lavoro, comune anche ad altre società regionali, in quanto le assunzioni sono state influenzate più da logiche di natura politica che dalle effettive necessità dell’azienda stessa. Ricordo che a fine 2018, AST su un totale di 40 autisti assunti, 10 di loro provenivano dal Comune di Marineo, lo stesso del direttore generale”.

Anche nella relazione sul caso Montante, preparata dalla commissione Antimafia, cui appartengo – dichiara la deputata Roberta Schillacic’è un capitolo dedicato all’Ast.  Nel 2010, sotto il governo Lombardo, si voleva fondere l’azienda regionale, in una difficile posizione debitoria, con la Jonica Trasporti di Montante, ma il vero obiettivo era acquisire il patrimonio immobiliare di Ast, del valore di oltre 50 milioni di euro. L’operazione fallì ma questo dimostra come la partecipata abbia sempre fatto gola ai privati, mentre dovrebbe essere una casa di vetro, trasparente e impermeabile alla distribuzione clientelare di incarichi e appalti”.

Non spetta alla politica individuare eventuali profili penali, ma certamente l’inchiesta che ha colpito il management dell’Ast non può essere derubricata a questione che riguardi solo la Procura.
Davanti alle circostanziate accuse di una gestione privatistica ed economicamente dissennata di un asset fondamentale per la Sicilia, di fronte allo scempio morale di un’azienda utilizzata come bancomat per assunzioni e clientele, ci chiediamo quale attività di controllo sia stata messa in campo dagli assessorati competenti in questi anni. E pretendiamo di sapere se il governo della regione stia monitorando l’azione delle altre società partecipate per scongiurare casi analoghi e per abolire definitivamente l’utilizzo criminogeno delle agenzie interinali al posto di procedure concorsuali pubbliche. Quanto all’immagine e ai fatti che quelle intercettazioni ci restituiscono, una volta di più siamo convinti che in Sicilia occorra una bonifica morale profonda che non può essere delegata al lavoro della magistratura. Un ceto politico, qualunque sia la sua collocazione politica, ripiegato solo sulla ricerca del consenso è una zavorra della quale i siciliani si devono liberare.Prima che sia troppo tardi.” Così il presidente della commissione regionale antimafia Claudio Fava.

“Il governo regionale travolto dall’ennesimo scandalo: dopo lo scandalo della sanità e dei morti Covid ‘spalmati’, oggi l’insopportabile vicenda che riguarda l’Ast, la controllata della Regione che si occupa del trasporto pubblico in Sicilia. Sono emersi – da quanto si legge – fatti corruttivi gravi che riguardano non soltanto le assunzioni di personale non necessario pilotate in base a logiche politiche, ma anche una gestione eccentrica degli appalti da parte di un un direttore generale che usava l’Ast “come se fosse cosa propria””. Lo dice il segretario regionale del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo. “Di fronte a questo ennesimo affronto – prosegue – e a fatti di una gravità estrema, il presidente della Regione Musumeci si deve dimettere. Emerge infatti, ancora una volta, la sua responsabilità sulla mancata vigilanza sulla qualità dei servizi e sulle modalità di gestione delle società controllate dalla Regione. È il compito principale di chi governa”.


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