Due giorni fa il tribunale del Riesame di Catania aveva confermato la sospensione dagli incarichi di vicepresidente della Regione e di assessore all’Agricoltura; ora per Luca Sammartino, esponente di punta della Lega in Sicilia, è arrivata un’altra tegola giudiziaria: la procura di Catania ha chiesto infatti il suo rinvio a giudizio, assieme ad altre 26 persone che, come il politico, diventano adesso imputate di reati che vanno dal concorso esterno in associazione mafiosa alla corruzione elettorale, reati – gli ultimi due – di cui risponde lo stesso Sammartino. L’udienza preliminare si terrà il 23 settembre davanti al Gup Orazio Russo. L’operazione dei carabinieri, partita nei mesi scorsi, ha preso il nome di Pandora, ispirandosi al famoso, mitologico vaso che riserva sempre sorprese.
I fatti contestati all’ex assessore (che sperava nel Riesame per rientrare nella giunta Schifani) si riferiscono al periodo delle elezioni europee del 2019, quando sia lui che Caterina Chinnici militavano nel Pd: Sammartino avrebbe infatti chiesto l’aiuto dei boss per raccogliere voti alle Europee a favore della Chinnici (non indagata), che cinque anni fa venne eletta al Parlamento di Strasburgo, mentre adesso, dopo il passaggio in Forza Italia e la ricandidatura, ha dovuto attendere la rinuncia di Edy Tamajo, essendosi piazzata terza nella lista azzurra e dunque prima dei non eletti, dietro anche a Marco Falcone. Imputati anche l’ex sindaco di Tremestieri Etneo (Catania) Santi Rando, Pietro Alfio Cosentino, Francesco Santapaola e Vito Romeo, quest’ultimo cognato di Cosentino. Sammartino, che ha sempre respinto le accuse, avrebbe favorito il proprietario di una farmacia a Tremestieri, impegnandosi per impedire a un suo concorrente di aprire un altro negozio dello stesso tipo. In cambio avrebbe ottenuto voti per la Chinnici.
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