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Costas Varotsos presenta “Spirale” alla Fondazione Orestiadi di Gibellina il 15\01 per la ricorrenza del terremoto del Belice

Nella ricorrenza del terremoto del Belìce, la Fondazione Orestiadi presenta le opere di Costas Varotsos e Gianfranco Anastasio

Foto ©Luca Savettiere

Nel giorno della ricorrenza del devastante terremoto del Belìce del 1968, la Fondazione Orestiadi come di consueto ne celebra la memoria nel segno dell’arte e della cultura. Quest’anno, domenica 15 gennaio alle 11, saranno Costas Varotsos e Gianfranco Anastasio i protagonisti.

Costas Varotsos, artista e intellettuale greco di fama internazionale che proprio a Gibellina realizzò il suo primo lavoro di arte pubblica nel 1992, presenterà “Spirale”, la celebre grande opera in ferro e vetro (1000 x 180 cm) che arriva al Baglio Di Stefano grazie alla collaborazione con la Fondazione Merz, e resterà esposta fino al 30 settembre 2023.

Negli spazi del Museo delle Trame Mediterranee, troverà dimora invece l’installazione dell’artista Gianfranco Anastasio dal titolo “Il Doppio e il Rovescio” opera site specific che allude alla fragilità e all’instabilità del territorio del Belìce, realizzata nell’ambito del programma di residenze d’artista della Fondazione Orestiadi.

Il 15 gennaio non è solo l’occasione per la rammemorazione di un tragico evento ormai lontano e del quale rischia di sfumare il ricordo. Con le manifestazioni che ogni anno organizziamo, vogliamo tornare alla fonte originaria dalla quale è scaturita la costruzione della Nuova Gibellina nel segno dell’arte, e l’inizio di un percorso culturale ormai molto lungo. È un modo per ricordare che l’arte rappresenta lo strumento migliore per ricordare le vittime del terremoto e per continuare a percorrere la via più opportuna per confermare che l’arte stessa costituisce il collante migliore delle comunità del Belìce, e di Gibellina in particolare. Afferma Calogero Pumilia, Presidente della Fondazione Orestiadi.

Il ritorno di Costas Varotsos a Gibellina segna un momento molto importante di riconnessione con un passato a cui guardiamo con spirito nuovo, traendone ancora nuovi stimoli. La Fondazione Merz è felice di questa collaborazione con la Fondazione Orestiadi che vede nella celebrazione dell’opera di Varotsos un proficuo e luminoso inizio. Commenta Beatrice Merz, Presidente della Fondazione Merz.

La “Spirale” di Costas Varotsos

La spirale è un elemento che intreccia energia e natura, forma ripetuta e potenziata dal vetro che riflette e rifrange la luce. L’opera di Varotsos nella purezza dei materiali e nella loro potenza, nell’articolazione di cerchi, cicli vitali che si susseguono, è sintesi di una riflessione sulla condizione umana e del suo rapporto ancestrale con l’Universo.
La grande spirale con la sua armatura in ferro e l’anima in vetro apre un dialogo tra i materiali ed elementi naturali quali: la luce, trasparenza, energia, movimento, tempo, equilibrio. La ricerca di Varotsos propone equilibrio tra arte e contesto, cercando la giusta proporzione tra azione umana e potere della natura. L’artista, utilizzando la trasparenza del vetro per portare lo sguardo del visitatore oltre l’opera, stabilisce un vortice di relazioni con la realtà circostante, spazio ideale, senza limiti e frontiere.

“Il Doppio e il Rovescio” di Gianfranco Anastasio

L’opera ridefinisce la spazialità, già fortemente connotata della cappella del Baglio Di Stefano come una sensibile metafora del paesaggio e della memoria del territorio del Belice. L’immagine di un suolo capovolto, con la grande scale inversa che prende il posto del cielo, è l’immagine materiale di una apocalisse, del sentimento della metamorfosi dei luoghi che ancora anima il paesaggio così come pure le comunità.
All’interno della cappella sono riproposte e interpretate alcune delle dinamiche/memorie del territorio, con una proiezione ad un tempo geografica ed emotiva. Un’avvolgente installazione pittorica murale ed elementi scultorei rinviano alla persistenza dei legami fra spazi e tempi diversi, interessando tutto lo spazio, pareti pavimento soffitto. Si ridefiniscono così i connotati percettivi e gli assi prospettici della configurazione (morfologia) architettonica dell’ambiente. Installazione, pittura e scultura s’intrecciano nello spazio e fanno risuonare i temi, le direttrici e le interferenze – nella forma di rovesciamenti / spezzate / vettori – del sentimento e dei luoghi, della malinconia della distanza.


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