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Crac milionario dei supermercati R7, tre condanne

La finalità, secondo il classico sistema della bancarotta, sarebbe stata quella di svuotare l'impresa, lasciando a mani vuote i debitori (fornitori ed erario) e spostando soldi e risorse nella Quadrifoglio, società "clone"

Quattro anni e due mesi di reclusione ciascuno per l’accusa di avere fatto sparire oltre 4 milioni di euro dalla società per sottrarli ai creditori in vista del fallimento. Sono stati inflitti dal giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Agrigento, Giuseppe Miceli, per i tre principali imputati del processo per il crac dei supermercati R7 della provincia di Agrigento, finiti sotto sequestro dallo scorso agosto. Le pene sono inferiori rispetto a quelle proposte dal procuratore Giovanni Di Leo, ovvero 7 anni e 6 mesi di reclusione, per Carmelo Elio Alongi, 54 anni e 6 anni ciascuno per la sorella Giuseppa Laura, 49 anni e il padre Giovanni, 87. L’indagine è stata avviata nel 2020 e ipotizza una serie di distrazioni di denaro dalla società Al.Ca. srl, costituita nel 2012 e gestita dalla famiglia Alongi. Gli imputati, in particolare, secondo quanto accertato dal giudice avrebbero fatto sparire rimanenze di magazzino, in vista dell’affitto dei rami di azienda, nonché soldi in cassa e macchinari per un crac totale di oltre 4 milioni di euro.

La finalità, secondo il classico sistema della bancarotta, sarebbe stata quella di svuotare l’impresa, lasciando a mani vuote i debitori (fornitori ed erario) e spostando soldi e risorse nella Quadrifoglio, società “clone”. Il quarto imputato – Gerlando Salvatore Severino, per 7 anni amministratore formale della Al.Ca, – ha patteggiato 2 anni di reclusione. L’accordo fra il suo legale Salvatore Maurizio Buggea e la Procura dovrà essere formalizzato nelle prossime settimane. La sua collaborazione con gli inquirenti, dopo avere ricevuto la notifica della chiusura della prima inchiesta, ha fatto scattare una seconda indagine che, lo scorso agosto, ha portato al sequestro di tutti i 7 punti vendita R7 della provincia di Agrigento. Il secondo filone, in particolare, ipotizza il riciclaggio delle risorse attraverso la nuova società. Le condanne di oggi sono relative, tuttavia, alle sole ipotesi di distrazione dei beni. L’altra inchiesta deve ancora approdare in aula.


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