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Crack pilotato per far sparire 4 milioni di euro, sequestrati i supermercati R7 Sisa

Il pool difensivo degli indagati, composto dagli avvocati Daniela Posante, Antonino Gaziano e Fabrizio Biondo, impugnerà l'ordinanza al tribunale del riesame

Beni e risorse, per oltre 4 milioni di euro, fatti sparire da una società in vista del fallimento pilotato e “veicolati” su un’altra, costituita per l’occasione con dei prestanome per continuare l’attività dopo essersi liberati di debiti e pendenze. Con queste accuse la gip del tribunale di Agrigento, Giuseppa Zampino, ha disposto il sequestro preventivo di tutti i supermercati R7 Sisa riconducibili alla “Quadrifoglio” Srl, del capitale sociale e delle merci in magazzino.

Rigettata, invece, la richiesta della procura di sequestrare i beni personali e di disporre gli arresti domiciliari, con l’applicazione del braccialetto elettronico, nei confronti di Giovanni Alongi, 86 anni, e dei figli Carmelo Elio, 53 anni, e Giuseppa Laura, 48 anni.

Nel 2018 la Direzione distrettuale antimafia di Palermo aveva chiesto, senza ottenerlo, il sequestro e la confisca della società Al.Ca. srl, costituita nel 2012 e gestita dai figli di Alongi. L’azienda, allora, era proprietaria di dieci supermercati R7. La richiesta, ritenuta infondata dai giudici, scaturiva dalla presunta contiguità a Cosa Nostra di Giovanni Alongi, condannato nel maxi processo “Akragas” a 4 anni e 6 mesi per l’accusa di associazione mafiosa dopo essere stato tirato in ballo dai pentiti Alfonso Falzone e Pasquale Salemi.

In particolare, secondo quanto accertò la più grossa inchiesta della storia della mafia agrigentina, sarebbe il capo della famiglia di Aragona.

Con questa inchiesta, al contrario, la mafia non c’entra: gli inquirenti, sulla base di una complessa indagine svolta sul campo dalla guardia di finanza, ritengono che la Al.Ca. sarebbe stata “svuotata”, secondo il classico sistema della bancarotta fraudolenta, per consentire alla famiglia Alongi di riappropriarsi dei punti vendita attraverso la creazione di una società ‘clone’, ovvero la quadrifoglio Srl.

Agli Alongi e a Vincenza Cipolla, 77 anni, moglie e madre dei tre indagati, viene contestata l’accusa di autoriciclaggio per avere fatto sparire, fra il 2018 e l’anno successivo, 4 milioni di euro della vecchia società, destinata al fallimento, impiegandoli in quella nuova. I punti vendita, quindi, sarebbero stati ‘dirottati’ alla Sisa group, amministrata dal palermitano Giovanni Sammaritano, quinto indagato dell’inchiesta.

La moglie del boss, sostiene l’accusa, con una serie di operazioni finanziarie illecite, avrebbe acquisito oltre il 90% delle quote della Quadrifoglio consentendo così alla famiglia di tornare in possesso dei supermercati con i 4 milioni di euro della vecchia società che sarebbero stati, invece, destinati a soddisfare debitori, fornitori ed erario.

Il pool difensivo degli indagati, composto dagli avvocati Daniela Posante, Antonino Gaziano e Fabrizio Biondo, impugnerà l’ordinanza al tribunale del riesame. Lo stesso potrebbero fare i pm appellando la decisione del giudice, secondo cui non sono più attuali le esigenze cautelari, di disporre gli arresti domiciliari per i coniugi Alongi e i due figli.


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