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Credito, in Sicilia cresce la raccolta e permane il divario tra Nord e Sud

Nel territorio regionale è stata confermata un'incidenza percentuale delle sofferenze sugli impieghi più elevata della media italiana

In Sicilia nel settore del credito permane il divario Nord-Sud che si aggrava se connesso alla condizione di insularità. Lo conferma il rapporto del I trimestre 2021 sull’andamento bancario, sull’articolazione territoriale degli istituti di credito, dei depositi e dei prestiti concessi ai vari settori produttivi e alle famiglie siciliane dell’Osservatorio regionale sul credito e sui documenti finanziari. Per il vice presidente e assessore all’Economia, Gaetano Armao, emergerebbero, tuttavia, alcuni elementi “in controtendenza rispetto a quelli del decennio precedente con particolare riguardo all’erogazione del credito, all’andamento dei depositi, alle dinamiche dei crediti deteriorati. E ciò anche grazie alla spinta operata dalla Regione che ha reso disponili nel periodo 2021-22circa 500 milioni in contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati, prevalentemente attraverso le proprie strutture finanziarie”.

A dicembre 2020 i depositi in Sicilia hanno evidenziato un valore superiore rispetto a quello registrato nello stesso periodo dell’anno precedente; gli impieghi, al lordo delle sofferenze, hanno mostrato, invece, un dato inferiore rispetto a quello registrato nel dicembre 2019; le sofferenze risultano in diminuzione. La tendenza in espansione dei depositi, già in corso nel 2019 ed accentuatasi nel primo semestre e nel secondo semestre 2020, riflette la contrazione dei consumi e le esigenze di accumulazione di liquidità da parte delle imprese innescate dal diffondersi della pandemia.

Nel territorio regionale è stata confermata un’incidenza percentuale delle sofferenze sugli impieghi più elevata della media italiana, con un valore del 4,9 % rispetto al 3% nazionale, con uno scarto in aumento di 1,9 punti percentuali. Tale divario riguarda anche il rapporto sofferenze/impieghi relativo alle imprese, laddove il dato regionale è del 7,9 % contro quello medio nazionale del 5,1% con uno scarto in aumento di 2,8 punti percentuali.

La domanda di credito da parte delle imprese è aumentata, in concomitanza con il maggiore fabbisogno di liquidità indotto dalla crisi pandemica. All’espansione dei finanziamenti hanno contribuito le misure straordinarie adottate dal Governo, dalla Bce e dalle autorità di vigilanza. In particolare, gli schemi di garanzia pubblica, rafforzati progressivamente dal Governo a partire dal mese di marzo, hanno sostenuto soprattutto il credito a medio e a lungo termine, a cui sono rivolti. Dal 17 marzo, data di entrata in vigore del DL 18/2020 (decreto Cura Italia), al 18 settembre, il Fondo centrale di garanzia ha erogato oltre 68 mila operazioni di garanzia a imprese siciliane (circa 13 volte quelle concesse nello stesso periodo del 2019), per un importo complessivo dei Finanziamenti garantiti superiore a 3 miliardi di euro (a fronte di poco più di 500 milioni nel corrispondente periodo del 2019). Il 36 per cento degli importi e l’85 per cento delle operazioni è riconducibile alle garanzie per prestiti di piccola dimensione (fino a 25 mila euro, limite aumentato a 30.000 euro in sede di conversione in legge del decreto) garantiti al 100 per cento e previsti dall’art. 13, lettera m, del DL 23/2020 (decreto liquidità). Nel primo trimestre 2021 i tassi attivi d’interesse sui prestiti (escluse le sofferenze) alle famiglie consumatrici, nelle operazioni a revoca sono risultati in diminuzione sia rispetto a quelli registrati nello stesso periodo dell’anno precedente, sia rispetto al trimestre precedente. La contrazione rispetto ai valori registrati nello stesso periodo dell’anno precedente ed al trimestre precedente appare in linea col dato nazionale, e con quello registrato nelle diverse aree del benchmark.

Anche i tassi delle operazioni a scadenza mostrano una contrazione dei valori sia rispetto al precedente trimestre che al medesimo periodo dell’anno precedente generalmente in tutte le aree geografiche. Tuttavia, i tassi applicati nelle operazioni a revoca continuano a mostrare, nell’Isola, valori mediamente più alti, sia rispetto al dato nazionale che a quello del raggruppamento Italia meridionale (Sicilia 2,94% – Italia 1,87% – Italia meridionale 1,93%). Anche i tassi applicati nelle operazioni a scadenza mantengono, nel quarto trimestre 2020, valori mediamente più alti rispetto a quelli degli altri raggruppamenti (Sicilia 1,8% – Italia 1.63% – Italia meridionale 1,74%).

Nel documento si confermano le dinamiche di contrazione del numero delle banche regionali e degli sportelli, la riduzione dei dipendenti, ben oltre i livelli medi del Paese e solo in parte giustificata dell’evoluzione tecnologica e digitale, come quella del maggior costo del denaro per imprese e famiglie rispetto alle altre Regioni, sebbene questo differenziale tenda lentamente ad attenuarsi. A dicembre 2020 l’insieme delle banche aventi sede legale in Sicilia è risultato pari a 18, costituito da 15 banche di credito cooperativo, 1 società per azioni e 2 banche popolari, per un complessivo numero di 283 sportelli. Le altre banche presenti nella regione, ma aventi sede legale fuori dal suo territorio, hanno operato nel complesso, con 896 sportelli. A dicembre 2020 ha pertanto operato in ambito regionale un complessivo numero di 1.179 sportelli bancari. Le restrizioni all’attività economica hanno avuto un impatto eterogeneo tra i settori produttivi.

Nell’industria e nelle costruzioni il calo della produzione si è concentrato nel secondo trimestre dell’anno, a causa del blocco delle attività non essenziali; la ripresa che si è manifestata nei mesi successivi non è stata però in grado di compensare tale riduzione. Nei servizi privati non finanziari la contrazione dell’attività ha interessato anche la seconda parte dell’anno, in connessione con le limitazioni imposte a seguito della ripresa dei contagi nell’autunno del 2020.

Per Armao “è auspicabile che si pongano le condizioni per sfruttare al meglio le risorse che arriveranno con il Pnrr, non soltanto a livello regionale attraverso politiche di riorganizzazione del tessuto produttivo, ma è necessario che si crei velocemente un Sistema Sud in cui le istituzioni che si occupano della crescita a livello nazionale, in primis le associazioni di categoria ed enti come Invitalia, collaborino strettamente con le regioni”.


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