Uniformare la procedura per il ripiano del disavanzo finanziario della Regione Siciliana alla normativa statale. È questo l’obiettivo del governo Schifani che, nel corso dell’ultima seduta di giunta, ha approvato la proposta di modifica di una delle norme di attuazione dello Statuto siciliano. In particolare, si chiede alla Commissione paritetica Stato-Regione di procedere con l’abrogazione dell’articolo 7 del decreto legislativo 158 del 2019, in “materia di armonizzazione dei sistemi contabili, dei conti giudiziali e dei controlli”, visto che sullo stesso tema è intervenuto, nello scorso dicembre, il legislatore statale con un’identica norma. Risultano, quindi, esauriti gli effetti della precedente disposizione legislativa.
Al centro della decisione del governo c’è l’annosa questione del disavanzo finanziario regionale ereditato dall’esecutivo Schifani e sul quale le Sezioni riunite della Corte dei Conti, nello scorso dicembre, nel corso del giudizio di parificazione del rendiconto generale 2020, hanno sollevato la questione di legittimità costituzionale della norma, nella parte in cui prevedeva di poter spalmare il disavanzo di circa 2,2 miliardi di euro in dieci anni.
Le ripercussioni finanziarie sui conti della Regione sono state evitate grazie a un’apposita norma statale – richiesta dal governatore Renato Schifani – inserita appunto nella legge di Bilancio dello Stato per il 2023. Una disposizione che ha approvato il ripianamento decennale del disavanzo regionale sulla base di un impegno, da parte della Regione, a garantire una sana gestione finanziaria del bilancio e a programmare una riduzione strutturale della spesa corrente in attuazione dei principi dell’equilibrio e della responsabilità. La “nuova” norma ha di fatto esaurito gli effetti della precedente disposizione del 2019, da qui la decisione di avviare l’iter per l’abrogazione dell’articolo 7 del decreto legislativo 158 (frutto di un accordo tra Stato e Regione). La decisione del governo regionale, prima di approdare al vaglio della Commissione paritetica che la sottoporrà al Consiglio dei ministri, dovrà passare all’esame dell’Assemblea regionale siciliana, trattandosi di materie statutarie.
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