Mancano pochissimi giorni al debutto dell’anteprima nazionale dell’Antico Carnevale della Contea di Modica, la Commedia dell’Arte a cura di Margherita Peluso, con la produzione della Fondazione Teatro Garibaldi e il patrocinio del Comune di Modica, che ripropone in chiave contemporanea i tratti etnografici lasciati negli scritti di Serafino Amabile Guastella. L’appuntamento è per domenica 6 marzo alle 18 al Teatro Garibaldi di Modica.
Un lavoro complesso che ha visto la regista e attrice riportare sul palcoscenico di Modica un pezzo di storia e tradizione della Sicilia. Compito arduo ma altrettanto stimolante per l’artista lavorare su un testo così importante, “estrarne” un canovaccio, analizzarne la storicità, tradurlo dal dialetto antico con Vincenzo Giannì e riadattarlo ai canoni della Commedia dell’Arte, fino alla scelta degli attori, avvenuta tramite una Masterclass condotta da Giovanni Fusetti.
In questo lavoro Margherita Peluso ha saputo lasciare intatta l’autenticità rendendolo al contempo più incline a un mondo contemporaneo sempre più veloce e cieco alle tradizioni.
“Con questo spettacolo corale, il Garibaldi si fa portavoce di una intera collettività, della sua memoria e delle sue tradizioni, come della sua comunità che partecipa attivamente al cast di attori, ma anche di musicisti, acrobati e ginnasti – così Ignazio Abbate, Presidente Fondazione Garibaldi di Modica, che conclude – Per questo è per noi un onore ospitare questo spettacolo inedito, contemporaneo eppure profondamente identitario per il nostro territorio”.
Aggiunge Tonino Cannata, Sovrintendente Fondazione Garibaldi di Modica, “lo spettacolo è anche una celebrazione del Teatro stesso, del suo ruolo sacrale nel rito della memoria e nelle rappresentazioni che una comunità offre di sé stessa, e dunque il Teatro diventa esso stesso protagonista, muto, ma intensamente presente, dello spettacolo”. Scenografie, musiche, maschere realizzate ad hoc e un cast di artisti che hanno concorso a rendere ancora più “originale e frizzante” uno spettacolo di questo calibro.
“Un lavoro maieutico, un corpo a corpo con la regista – così lo descrive Giovanni Peligra, che interpreta il ruolo di Bacco – un continuo confronto, sostegno e scambio con i miei compagni d’arte, con cui ho condiviso momenti e passaggi felicemente sofferti e proficui”.
“Con questo spettacolo ho avuto l’opportunità di esplorare nuove forme e nuovi caratteri della Commedia dell’Arte – gli fa eco Cristina Gennaro, che nella Kermesse interpreta la Vecchia Di Li Fusa, personaggio centrale dell’intero spettacolo – La sfida artistica è stata quella di inventare una nuova maschera come mi disse il primo giorno Margherita”.
“Le maschere che portiamo in scena – aggiunge l’attrice Marzia Ciulla, che interpreta 8 personaggi diversi – sono impastate di cielo e terra, di sacralità e leggerezza, di quell’arcaico ciclo vita- morte- frutto – cibo – gioia che in una chiave tragicomica riesce a cacciare via la pesantezza della vita. È in questo momento di festa, che la vita smette di dettare le regole di una società troppo rigida e si lascia trasportare dai giochi, dagli scherzi e dalla possibilità che durante il Carnevale il vecchio ordine venga sovvertito”.
“Devo ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo spettacolo un lavoro riuscito grazie alla cooperazione di tutti e lasciatemelo dire all’abilità degli attori, che voglio citare uno per uno: Giovanni Peligra, Cristina Gennaro, Marzia Ciulla, Simona Adele Buscemi, Alessandro Adamo, Giancarlo Iacono, Flavio Aliotta e Pamela Vindigni – racconta la regista Margherita Peluso – Un maestoso costumista, Vincenzo Occhipinti che con la sua originalità ha creato un’atmosfera vitale e magica resa ancora più emozionante dalla scenografia di Marco Grifola, imponente e surreale. Tutti hanno saputo cogliere l’essenza di questo lavoro: creare le basi per un’operazione culturale di “riscoperta”, di formazione e di ricerca artistica volta a dare una scossa all’animazione culturale del territorio”.
Uno spettacolo che sarà un momento di divertimento, di recupero collettivo di un certo senso e significato del tempo della festa, un elogio al mondo contadino e alla Madre Terra. Citando alcune battute del monologo recitato da Simona A. Buscemi “La libertà amata da tutti è una lanterna lucente, lucentissima. É una grande forza che spinge e non ha quiete…”.
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