È stato sottoposto a fermo un ventottenne che avrebbe ammesso in commissariato di avere lui appiccato il fuoco nell’androne di una palazzina di Vittoria. Potrebbe essersi trattato di una vendetta amorosa da ex fidanzato ma che poteva trasformarsi in tragedia.
Due bombole di gas nel sottoscala, aperte. Una pezza per innescare e avere il tempo di fuggire. Sarebbe stato inchiodato dalle immagini delle telecamere di sorveglianza e avrebbe ammesso i fatti.
L’incendio era stato appiccato ieri pomeriggio tra via Cacciatori delle Alpi e via Principe Umberto a Vittoria, un edificio di 4 piani. Ed era tornato l’incubo dopo la strage del 13 giugno in cui, per un incendio appiccato da un trentenne all’abitazione di famiglia, persero la vita la madre e una sorella, e rimasero gravemente ustionati il padre e un’altra sorella.
Ieri, inoltre, paura per una donna rimasta intrappolata all’ultimo piano dell’edificio per la fitta coltre di fumo che aveva invaso il vano scale della palazzina. Poteva esplodere tutto. Il dirigente del commissariato di Vittoria ha raggiunto la donna impossibilitata a uscire all’ultimo piano, assieme ai vigili del fuoco. Troppo rischioso riscendere dalle scale.
Disinnescate le bombole, i vigili del fuoco hanno preferito far uscire la donna con un’autoscala, dall’esterno, per evitare qualunque rischio. Poi le indagini immediate della Squadra mobile e degli agenti del commissariato di Vittoria, fino all’epilogo.
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