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Elezioni in Sicilia: comincia la “calata” dei big della politica, i primi sono Letta e Meloni

A 14 giorni dal voto amministrativo a Messina e a Palermo, la Sicilia diventa il campo in cui centrodestra e centrosinistra giocano la partita più importante in vista di quella decisiva e cruciale: le regionali di autunno

A 14 giorni dal voto amministrativo a Messina e a Palermo, la Sicilia diventa il campo in cui centrodestra e centrosinistra (o polo progressista, come si preferisce chiamarlo nell’isola con un nome più gradito ai Cinque Stelle) giocano la partita più importante in vista di quella decisiva e cruciale: le regionali di autunno.

Comincia oggi la ‘calata’ (come viene definita dai militanti) dei leader nazionali nell’isola: il primo è Enrico Letta, che sarà a Messina nel pomeriggio per sostenere Franco De Domenico nella gara con Maurizio Croce di Forza Italia da un lato e Federico Basile, sostenuto dall’ex sindaco Cateno De Luca, dall’altro.

Il segretario del Pd si è fatto precedere da una intervista al quotidiano “la Sicilia”, in cui ipotizza per l’autunno primarie giallorosse ma indica in esse solo “uno degli strumenti, una delle possibilità” seppur “un esercizio democratico prezioso”. Letta ha sottolineato che sia a Messina che a Palermo, dove le primarie non sono state fatte, il Pd “ha invitato il M5s a presentare una propria candidatura”. “Siamo riusciti a trovare un accordo su due nomi condivisi“, ha aggiunto, rispondendo a una domanda sui ‘passi indietro’ rivendicati dai pentastellati nella scelta dei nomi per la guida delle due città. “È la linea seguita in questi mesi anche dal Movimento 5 stelle – ha proseguito Letta – a indicare che c’è la possibilita’ di scegliere insieme il candidato presidente della Regione. Quanto al ‘campo largo'”, Letta afferma: “L’attuale maggioranza nazionale non può rappresentare il perimetro di un nuovo campo politico: è un governo di unità nazionale, che nasce in un contesto emergenziale, con una maggioranza irripetibile. Il nostro progetto per la Sicilia è alternativo alle destre e ai sovranisti”.

Resta incandescente il tema del voto mafioso e del voto di scambio. Se il Pd lancia l’allarme sul rischio del “controllo” in cabina e chiede aiuto ai prefetti, il centrodestra accusa “una certa sinistra che sta strumentalizzando il tema della legalità, così da alimentare un clima d’odio molto pericoloso che auspico non debordi in violenza. Alcuni segnali che mi giungono sono preoccupanti”. “Mi piacerebbe sentire Lagalla dire che i voti della mafia non li vuole, che gli danno orrore. Non lo fa e il suo silenzio è molto grave”, aveva affermato Letta. “Dispiace – prosegue Roberto Lagalla candidato sindaco del centrodestra a Palermo – che anche il segretario del Pd Enrico Letta, che conosco e stimo, torni in maniera pretestuosa su un tema abbondante dibattuto e chiarito. Risale infatti a diverso tempo addietro il mio appello al ‘non-voto’ rivolto a tutti coloro, mafiosi e furbi, che pensano di ottenere da me qualsivoglia tornaconto”. “Nel rispetto che nutro nei confronti del segretario del Partito democratico, repetita iuvant: questi voti li rifiuto, li ho sempre rifiutati. Lo dimostra la mia storia”, ha aggiunto Lagalla. Ed è quanto probabilmente ribadirà Giorgia Meloni, attesa a Palermo mercoledì prossimo, con un comizio a piazza Verdi, ovvero di fronte al Teatro Massimo. È stata la prima leader del centrodestra a scommettere sull’ex rettore, ed è la prima a ‘calare’ nell’isola per un comizio con lui.


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