Il Comune di Palermo vorrebbe alleviare l’emergenza sepolture – con un migliaio di bare che ancora senza posto – realizzando in un’area confiscata alla mafia un prolungamento del cimitero cittadino. E la comunità del quartiere Vergine Maria si ribella chiedendo che quei terreni della ex fabbrica Edil Pomice diventino piuttosto una occasione di riscatto sociale ed economico. Lunedì alle 11 è previsto un sit-in davanti ai cancelli dell’edificio.
“Quella del quartiere, che chiede di aver restituita alla vivibilità urbana l’area dell’ex Edil Pomice liberata dalla mafia, è un’aspettativa legittima. Così come è legittimo che il Comune cerchi una soluzione per risolvere l’emergenza cimiteri a Palermo”, affermano il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo e il segretario generale Filcams Cgil Palermo Giuseppe Aiello, che scendono in campo per solidarizzare con la comunità di Vergine Maria, impegnata nel riscatto sociale e urbano della borgata sin dagli anni del sacco edilizio, quando gli abitanti si batterono per bloccare la discarica abusiva che causò lo scempio della costa e la scomparsa del porticciolo.
“La gente chiede di valorizzare il bene confiscato secondo la legge Rognoni La Torre e di ripristinare la geografia del quartiere – aggiungono Ridulfo e Aiello – l’aspettativa è che gli spazi, che il Comune vorrebbe in parte utilizzare per creare nuove sepolture, vengano invece messi a disposizione della comunità. Il Prg ha previsto un campo sportivo, lì dove si trovava il vecchio campo poi cancellato dalla fabbrica, un parcheggio e una strada, che consentirebbe di pedonalizzare il borgo dei pescatori. Accostando il cimitero alle case, i cittadini subirebbero una svalorizzazione dei luoghi e delle proprie abitazioni”. Secondo Cgil Palermo e Filcams, il Comune dovrebbe farsi carico di queste istanze promuovendo l’ascolto dei residenti.
Affermano i segretari Cgil Palermo e Filcams Cgil Palermo Ridulfo e Aiello: “Potrebbe essere utile un confronto con i residenti della borgata su una soluzione dettata dall’emergenza che per il quartiere significa la condanna per sempre a una condizione di invivibilità. Nel frattempo il Comune studi un piano alternativo. L’emergenza non può essere scaricata sui cittadini”.
“Questa zona, tra le più belle di Palermo, da tempo subisce gli effetti di una mancata programmazione, che ha penalizzato l’antico borgo di pescatori – aggiungono Mario Ridulfo e Giuseppe Aiello – i cittadini sono impegnati in un processo di riconversione dei luoghi e di riqualificazione turistica, una scelta di progresso che sosteniamo. Soffocare ulteriormente la borgata, già stretta tra mare, montagna e cimitero, privandola di uno spazio a uso sociale tanto atteso, e lasciando un’unica strada che diventa un imbuto, non è la soluzione più adatta”.
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