“Il Pitesai non mette a repentaglio la tutela ambientale, tutt’altro. L’effetto dell’adozione del Piano non è stato quello di avviare chissà quale attività di trivellazione: semmai stiamo razionalizzando e mettendo ordine, cercando di privilegiare tutti quei pozzi che rispondono a criteri di produttività”. Così l’assessore regionale all’Energia, Daniela Baglieri, intervenendo all’Assemblea regionale siciliana nel corso della seduta in merito alle comunicazioni del governo sul Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI).
Sul versante regionale, l’impatto dell’adozione del Piano “ha determinato innanzitutto l’avvio di chiusura dei pozzi che non sono più produttivi – ha ribadito l’assessore -. A oggi stiamo dando corso a un programma per chiuderne circa 20. Abbiamo rigettato tutte le istanze di permesso e ricerca, mentre stiamo cercando di verificare, riguardo ai permessi di ricerca vigenti, quali sono quelli che possono dare vita a perforazione, e solo una rientra in questa casistica”.
Il punto sulla situazione energetica nell’Isola, fatto da Baglieri, è questo: “La Sicilia detiene 9 centrali di raccolta e trattamento idrocarburi, 6 permessi, 13 concessioni e circa 160 pozzi attivi. Nel 2021 la produzione siciliana di gas naturale è stata di 160 milioni di metri cubi in 7 concessioni ed è in decremento rispetto al 2020 e hanno una durata stimata in circa 15 anni”.
Le riserve di gas sulla terraferma sono stimate in 971 milioni di metri cubi e più di 7 miliardi di metri cubi nel canale di Sicilia. “È evidente che la produzione è del tutto irrisoria rispetto al potenziale che c’è – ha sottolineato -. Per contro la produzione siciliana di petrolio greggio è stata di 400 mila tonnellate con 6 concessioni, proveniente quasi esclusivamente dall’area di Gela, dove la vita utile dei giacimenti è stimata in 15 anni rispetto a un periodo di vita di 55 anni, e nell’area di Ragusa dove l’orizzonte produttivo è di circa 10 anni”.
“Su nostra proposta, il Governo regionale ha assunto l’impegno di rappresentare dinanzi al Ministero della transizione ecologica i vincoli paesaggistici e le caratteristiche del territorio della Sicilia nell’individuazione delle aree non idonee per la ricerca di gas. La Sicilia ha una riserva complessiva nella terraferma che non supera neppure 1 miliardo di metri cubi. Per questa ragione trivellare ancora in cerca di gas serve a poco, se non a danneggiare l’ambiente ed ecco perché bisogna spingere verso le rinnovabili”. A dichiararlo è il deputato regionale del Movimento 5 Stelle Giampiero Trizzino dopo l’approvazione dell’ordine del giorno che impegna il Governo regionale a tenere conto delle caratteristiche del territorio isolano nella ricerca di gas e idrocarburi.
“Si tratta di un passo avanti verso la transizione energetica – spiega Trizzino – perché è vero che abbiamo ancora necessità di utilizzare il gas, ma non si può negare che il suo impiego è esclusivamente finalizzato ad accompagnare lo sviluppo delle fonti rinnovabili, che dovranno essere determinanti per la strategia energia del prossimo futuro. La Sicilia è costellata di zone dove si coltivano eccellenze, parchi archeologici o aree a vincolo paesaggistico e il fatto che queste fossero state trascurate dal Pitesai era assolutamente inaccettabile” conclude.
È stato bocciato, invece, dall’aula dell’Ars col parere negativo del governo e col voto contrario del Pd un ordine del giorno del M5S a firma Giovanni Di Caro che puntava a impegnare il governo regionale “a intraprendere iniziative nei confronti del governo nazionale” per stoppare il progetto di un rigassificatore a Porto Empedocle.
“Con la scusa di una guerra – dice Di Caro – si punta a ripescare un progetto vecchio, dimenticato, che richiederà tempi di realizzazione di almeno un decennio, non si sa con quali ricadute occupazionali e con contraccolpi negativi per il territorio. Abbiamo un territorio devastato, privo di qualsiasi tipo di infrastruttura idonea alla vocazione turistica dei luoghi meravigliosi in cui viviamo e si dà priorità a strutture di questo tipo, senza tenere in nessun conto la volontà dei cittadini del territorio che più volte hanno rappresentato il timore che da questa struttura scaturiscano più danni che benefici, che potrebbero penalizzare il settore turistico locale e le attività lavorative più strettamente legate all’economia marina. Troppe volte – continua Di Caro – con la scusa delle emergenze, che non finiscono mai, si sono commessi errori irreversibili per il territorio e per i suoi abitanti, Ilva di Taranto in questo senso docet. Dispiace – conclude il deputato – che a favore del rigassificatore si sia espresso anche il Pd, oltre che il governo”.
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