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Estorsioni e armi, non luogo a procedere per padre e figlio

I fatti contestati si riferivano al 2009

I vittoriesi Giacomo e Michael Consalvo, padre e figlio, escono da uno dei processi in cui sono coinvolti, che li vedeva imputati per concorrenza sleale in commercio, estorsioni, violenza privata e armi, il tutto aggravato dal metodo mafioso, con un “non luogo a procedere” per tutti i capi di imputazione, seppure con sfumature diverse. Viene esclusa l’aggravante mafiosa per le estorsioni, la concorrenza sleale nell’ambito della vendita di imballaggi per i prodotti ortofrutticoli, quindi i reati non sono procedibili perché prescritti. Manca la querela, necessaria con la riforma Cartabia, per le violenze private contestate. Non procedibile per prescrizione, anche il capo di imputazione che riguardava il possesso di armi.

Il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia, Alfio Gabriele Fragalà, nella sua requisitoria aveva chiesto al Tribunale collegiale di Ragusa la condanna a 11 anni per Giacomo Consalvo (difeso dall’avvocato Giuseppe Di Stefano) e 9 anni per Michael Consalvo (la cui difesa era rappresentata dall’avvocato Italo Alia). I fatti contestati si riferivano al 2009.

La sentenza di primo grado è stata emessa oggi dal Tribunale collegiale di Ragusa (Vincenzo Panebianco, Elio Manenti, Maria Rabini); entro 30 giorni saranno depositate le motivazioni. Rinviati gli atti al pm per valutare se vi siano profili di reato nella deposizione di una delle parti offese. I Consalvo, Giacomo e Michael a gennaio del 2022, in un altro procedimento scaturito nell’ambito dell’operazione ‘Ghost Trash’ messa a segno nel 2017 dal Gico della Guardia di finanza con il coordinamento della Dda di Catania, erano stati condannati in primo grado a 9 anni e 4 mesi di reclusione con rito abbreviato per associazione mafiosa finalizzata all’acquisizione di posizioni dominanti nel Vittoriese. Per questa vicenda giudiziaria è in corso il processo di Appello.


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