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Fabbrica di diplomi venduti ad Agrigento: 99 rinvii a giudizio

I titoli di studio, secondo quanto viene ipotizzato, sarebbero stati "venduti" senza neppure sostenere una lezione grazie alla falsificazione di documenti che attestavano il regolare percorso scolastico

La maxi inchiesta sul diplomificio di Agrigento si chiude al momento con 99 rinvii a giudizio e con molte accuse sono prescritte. Per tre imputate è stato deciso il non luogo a procedere, per altri 99, quindi, è stato disposto il rinvio a giudizio. È la decisione del gup del tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, che ha emesso le decisioni a conclusione dell’udienza preliminare, iniziata nell’ottobre dell’anno scorso, nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto “diplomificio”. I titoli di studio, secondo quanto viene ipotizzato, sarebbero stati “venduti” senza neppure sostenere una lezione grazie alla falsificazione di documenti che attestavano il regolare percorso scolastico. A giudizio vanno dirigenti scolastici, insegnanti e personale amministrativo di alcuni istituti paritari di Canicattì, Licata e delle province di Catania e Ragusa oltre a tre istituti in qualità di persone giuridiche e alcuni studenti che avrebbero beneficiato dei diplomi irregolari usando poi il titolo per iscriversi all’università.

L’indagine è stata avviata nel 2014 e si è allargata anche alle province dove il “diplomificio” avrebbe avuto delle ramificazioni. Le accuse contestate, con ruoli e posizioni diverse, sono di associazione a delinquere, falso, rivelazione di segreto di ufficio e abuso di ufficio. Il giudice ha deciso il non luogo a procedere nei confronti delle insegnanti Stefania Bonfiglio, Assunta Sandra Alabiso e Graziella Maria Adriana Sanfilippo. Per gli altri 99 è stato deciso il rinvio a giudizio ma non di tutte le accuse. Le contestazioni di abuso di ufficio e rivelazione di segreto di ufficio contestate fino al 23 marzo del 2014, ovvero 7 anni e mezzo fa, sono state dichiarate prescritte. I pm ipotizzano che la presunta organizzazione avrebbe pure reclutato sul territorio parenti, amici e conoscenti ai quali serviva il diploma che sarebbe stato loro “regalato” dopo aver pagato la consistente quota di iscrizione per potersi iscrivere all’università. Uno dei presunti promotori dell’associazione sarebbe stato l’ex deputato regionale Gaetano Cani, di Canicattì, responsabile del centro studi “D’Annunzio”, al quale, negli anni scorsi, nelle battute iniziali delle indagini, furono sequestrati 300 mila euro in contanti, nascosti in una scatola di scarpe. Nella lista anche quattro istituti in qualità di persone giuridiche: Mondo Scuola Srl di Licata; Ge.Is. Gest. Ist. Scol. Srl di Canicattì e Centro di istruzione Gabriele D’Annunzio di Ispica.


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