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Falsi incidenti vere fratture per truffare le assicurazioni, 8 fermi e 31 indagati tra Palermo e altre città d’Italia

Un giro d'affari superiore ad alcuni milioni di euro che le compagnie assicurative hanno corrisposto, a titolo di risarcimento, per le gravi lesioni dei denuncianti

Truffe ai danni delle assicurazioni: falsi incidenti, vere fratture. Operazione della polizia di Stato eseguita a Palermo e nelle province di Novara, Torino, Vercelli, Milano e Varese, nei confronti di 31 persone, di cui 8 risultate destinatarie dei provvedimenti di fermo e sequestro preventivo, emessi dalla procura di Palermo.

Gli otto fermati farebbero parte di un’associazione criminale che, tra il 2017 e il 2020, si sarebbe resa responsabile di una serie di frodi a numerose compagnie di assicurazione consistite nel denunciare falsi incidenti stradali. Truffe commesse con metodi cruenti e dolorosissimi, mediante la frattura degli arti delle “vittime”. In altri casi, il gruppo ha acquisito, mediante raggiri e metodi estorsivi, pratiche riguardanti altri incidenti, sempre con vittime persone con diverse fratture.

Per la gran parte degli incidenti stradali individuati, le cui relative pratiche amministrative sono state seguite dal gruppo criminale, è stato rilevato che quasi tutti hanno denunciato di essere stati investiti mentre percorrevano vie cittadine su biciclette.

Un giro d’affari superiore ad alcuni milioni di euro che le compagnie assicurative hanno corrisposto, a titolo di risarcimento, per le gravi lesioni dei denuncianti. Le indagini dei poliziotti del commissariato di Brancaccio ha permesso di bloccare la liquidazione di alcuni indennizzi riguardanti altri incidenti stradali i cui importi richiesti risultavano superiori a alcune centinaia di migliaia di euro. Soltanto per le pratiche individuate per i falsi sinistri stradali, che rappresentano una esigua parte dei numerosi sinistri gestiti dall’associazione criminale (i cui capi sarebbeo Vincenzo Maccarrone, Giuseppe Zizza e Matteo Matteo), il volume d’affari è stato molto rilevante, quasi due milioni di euro, in quanto sono stati liquidati dalle compagnie indennizzi pari a 704.068 euro, riuscendo a bloccarne altri, nel frattempo richiesti, per un importo totale di 1.025.000 euro. Inoltre, uno degli indagati avrebbe occultato i proventi concorrendo alla intestazione fittizia di beni mobili a un familiare, anch’egli indagato, che in realtà di fatto erano di proprietà di uno dei capi dell’organizzazione.

Le indagini hanno riguardato diversi incidenti stradali, denunciati a Palermo, in Piemonte e in Lombardia, da palermitani recatisi in quei luoghi, ufficialmente per cercare lavoro oppure in vacanza.

Le indagini sono state avviate dal commissariato di Brancaccio nell’aprile 2020, quando all’Ufficio postale Acqua dei Corsari di Palermo, in via Galletti, era stata indagata in stato di libertà, una persona in possesso di una carta d’identità contraffatta appena utilizzata nel tentativo di aprire un conto corrente. In quel contesto si è scoperta che un’altra analoga operazione era stata compiuta da un altro degli indagati, che aveva però presentato un documento autentico. Da quel momento le indagini sono proseguite con acquisizioni di documentazioni varie, ma soprattutto con intercettazioni.

Sono state acquisite anche le confessioni rese da due “vittime” di incidenti stradali, le quali hanno raccontato dell’organizzazione dei rispettivi falsi incidenti, delle fratture subite e degli importi liquidati dalle compagnie assicuratrici, che sono stati acquisiti quasi interamente dagli organizzatori del gruppo criminale. Tre indagati avrebbero assunto il ruolo di prestanome per l’apertura di conti correnti, gestiti di fatto dai capi dell’organizzazione, sui quali sono confluiti cospicui indennizzi concessi alle “vittime”, ma rimasti nell’esclusiva disponibilità dell’associazione che si sarebbe avvalsa dell’aiuto di alcuni pregiudicati presenti nel nord Italia i quali hanno fornito appoggio logistico e hanno partecipato ad alcuni dei falsi incidenti.

I tre capi godevano di un tenore di vita estremamente dispendioso, dimostrando di avere notevoli disponibilità finanziarie. Sono stati così effettuati gli accertamenti patrimoniali individuando beni mobili e immobili i prestanomi. È stato così disposto il sequestro di alcuni beni mobili e immobili: un appartamento di centocinquanta metri quadrati; due magazzini; una vettura Range Rover modello Evoque del 2019, una Bmw X4 del 2019 una Fiat 500 del 2018, una Smart del 2017, una moto Honda SH del 2019, una Honda 125 del 2020, un Piaggio Vespa 150 del 2016, una Mercedes Glc del 2018, una Audi del 2017. Inoltre 15 dei 31 indagati sono stati segnalati in quanto percettori, direttamente o attraverso i loro familiari, del reddito di cittadinanza.

Gli otto fermati sono stati condotti in carcere e il gip ha disposto per Maccarrone e Zizza la custodia cautelare in carcere, per Corrao gli arresti domiciliari, per altri due indagati l’obbligo della presentazione all polizia giudiziaria; tre indagati sono stati rimessi in libertà.


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