Sono tredici gli indagati a Gela nell’ambito del blitz Smart working con il quale gli investigatori pensano di aver smantellato due centrali dello spaccio di sostanze stupefacenti.
Dei 13 indagati in 10 sono finiti in carcere su ordine del gip del Tribunale di Gela e una donna agli arresti domiciliari.
Secondo la ricostruzione investigativa alcuni indagati mentre erano agli arresti domiciliari continuavano a smerciare droga “con guadagni dai 5 ai 6 mila euro a settimana”, ha evidenziato il dirigente del commissariato di polizia di Gela Felice Puzzo.
“Non possiamo non evidenziare – ha detto il procuratore Lucia Musti – che dietro al traffico di sostanze stupefacenti di questo tipo c’è un discorso di criminalità organizzata”.
L’attività investigativa, condotta dagli agenti del Commissariato di Gela, è relativa ad una fiorente attività di spaccio di sostanza stupefacente realizzata da diversi pregiudicati gelesi nel periodo compreso tra il settembre 2020 e il febbraio 2021, periodo in cui a Gela venivano istituiti i lockdown territoriali per l’elevato numero di positivi al Covid-19. In particolare, alcuni indagati, nonostante si trovassero in quel periodo in regime di detenzione domiciliare, riuscivano, con la complicità dei familiari, ad approvvigionarsi di ingenti quantitativi di droga, principalmente cocaina, per poi piazzarla sul mercato attraverso la vendita al dettaglio, direttamente dai luoghi di propria residenza. Da qui il nome dell’operazione Smart – Working.
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