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Finte offerte di lavoro on line: scoperti 10 casi in due mesi

A darne notizia è la stessa questura che sottolinea come siano più frequentemente i giovani a cadere nella rete dei raggiri

La truffa del falso lavoro online nell’Agrigentino: scoperti e denunciati dieci casi dalla polizia postale. A darne notizia è la stessa questura che sottolinea come siano più frequentemente i giovani a cadere nella rete dei raggiri. “Le vittime – ricostruisce la questura – vengono contattate dapprima tramite messaggi sui social oppure tramite messaggi Whatsapp da numeri esteri con la proposta di un lavoro che sembra allettante, facile, piacevole e ben retribuito, consistente nel guardare filmati su Facebook o su portali creati ad hoc dai truffatori e mettere il famoso “like”. Ogni like è pagato tra 1 e 3 euro”. Accettata l’offerta, i malcapitati vengono dapprima inseriti in gruppi Telegram ove opera l’articolata banda di truffatori, e poi invitati a registrarsi su un portale dei truffatori, fornendo i propri dati personali. Le prime recensioni vengono retribuite puntualmente, con pagamenti che provengono da altre vittime inconsapevoli.

“A quel punto – si legge ancora nella nota della questura di Agrigento – viene prospettato che, per aumentare i guadagni, possono essere acquistati dei ‘crediti’ che hanno valore economico e che saranno rimborsati dopo le recensioni stesse. Alla vittima il sistema sembra funzionare perché dopo avere acquistato con soldi veri falsi crediti e avere messo i ‘like’ richiesti si vedono accreditare, sul loro falso account aperto dai truffatori, quanto pattuito. Il problema nasce nel momento in cui chiedono di ritirare il denaro, perché a quel punto vengono richiesti altri soldi per svincolare il guadagno. La vittima, convinta che sia tutto regolare, effettua altri versamenti, salvo poi raggiungere perdite ragguardevoli, nell’ordine di parecchie migliaia di euro, realizzando a quel punto, di essere stata vittima di truffa”. 

La polizia ricorda: “È bene ricordare che solitamente è chi offre il lavoro a dover pagare le prestazioni lavorative e non chi svolge le mansioni lavorative! Lavori troppo semplici e banali che promettono alti guadagni, si traducono sempre in raggiri. E attenzione soprattutto a quando vengono chiesti i documenti d’identità: inviarli a persone sconosciute, quasi sempre all’estero, comporta – avverte la questura – l’elevatissimo rischio che vengano usati illecitamente per la creazione di false identità digitali riconducibili alla vittima”.


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