Undici condanne in appello nell’ambito dell’operazione “Demetra” che ha fatto luce su un giro di truffe ai danni di Inps e Inail attraverso fittizie assunzioni e falsi infortuni sul lavoro. I giudici della seconda sezione della Corte di appello di Palermo hanno ridotto le pene per alcuni imputati giudicati colpevoli già in primo grado mentre altri sei ne sono usciti del tutto indenni fra assoluzione nel merito e prescrizione. Il decorso del tempo, peraltro, aveva già salvato altre 35 persone nel processo di primo grado. Il radiologo Salvatore Russo, 48 anni, di Aragona, è uno degli assolti.
I giudici, accogliendo i motivi di appello del suo legale Rosa Salvago, hanno cancellato del tutto, la condanna a 5 anni e 6 mesi di reclusione. “Non ha commesso il fatto”, secondo la Corte. L’altra assoluzione, “perché il fatto non sussiste”, è stata emessa per Cristian Giardino, ritenuto uno dei “finti malati”. Undici le condanne decise. La pena più alta è stata inflitta a Giuseppe Vincenzo Terrazzino, 61 anni, ex consigliere provinciale, ritenuto il personaggio chiave dell’inchiesta: 4 anni e 2 mesi di reclusione rispetto ai 7 anni decisi in primo grado. Terrazzino, negli scorsi anni, subì la confisca di un patrimonio dal valore di 1,5 milioni di euro tra immobili, rapporti bancari, polizze assicurative, automobili e moto. Tre anni e otto mesi di reclusione sono stati inflitti all’imprenditore Giorgio Lo Presti, 71 anni, di Porto Empedocle (in primo grado 6 anni e 10 mesi).
Tre anni e sei mesi (rispetto ai 6 anni e 8 mesi in primo grado) al medico dell’Inail Salvatore Conti, 68 anni, di Agrigento. Due anni e sei mesi di reclusione a Giacomo Giuca, due anni e quattro mesi di reclusione a Giuseppe Gangarossa e Salvatore Tortorici. Un anno di reclusione ciascuno, infine, a Giovanni Salemi, Ernesto Lo Presti, Jessica Giglio, Aymen Merdassi e Francesco Di Grado. Non luogo a procedere, per intervenuta prescrizione, nei confronti di Angelo Ruben Arrigo, Michele Baldarelli, Carmelo Colombo. Le accuse nei loro confronti sono quelle di avere messo in piedi alcune aziende che esistevano solo sulla carta con la finalità di stipulare assunzioni che servivano a truffare l’Inps che erogava l’indennità di disoccupazione quando cessavano i contratti oppure l’Inail che pagava i falsi infortunati. Una rete della quale avrebbero fatto parte medici e pubblici funzionari infedeli oltre a semplici faccendieri.
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