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Finto 007 schiavizzò e abusò di una donna, ma a Rebibbia si ammala e tenta il suicidio: trasferito in un carcere siciliano

La coppia, millantando di fare parte dei reparti speciali dello Stato, procedeva a realizzare un vero e proprio disegno criminale realizzando un addestramento "per un progetto di missione segreta”

Si finse uno 007 e per due anni, tra il 2008 e il 2009, con la compagna schiavizzò, picchiò e costrinse a commettere truffe e abusò di una donna. La storia di “James e Jane” si concluse però nel 2018 quando il siracusano, classe ’70, assieme alla compagna venne tratto in arresto in Inghilterra e dopo due anni portato al carcere di Rebibbia.

La coppia, millantando di fare parte dei reparti speciali dello Stato, procedeva a realizzare un vero e proprio disegno criminale realizzando un addestramento “per un progetto di missione segreta” con tutta una serie di azioni al limite dell’inverosimile e le cui condotte sono state poi perseguite penalmente su impulso della Procura di Firenze.

“L’addestramento contemplava tra l’altro che la “recluta” fosse costretta ad avere rapporti sessuali per dimostrare la sua inibizione, a non dormire, a fare docce gelate, a lasciare sempre acceso il cellulare al quale i due telefonavano e facevano squilli per ore e ore, a farsi sparare addosso pallini di plastica con una pistola, a imparare a memoria innumerevoli sequenze alfanumeriche (“sono codici segreti” le dicevano), a farsi spegnere sigarette sulla pelle, a stare in piedi per ore senza possibilità di andare in bagno, a viaggiare in lungo e in largo per l’Europa “per reclutare altri agenti segreti”.

“James”, 46 anni, siracusano, è stato condannato a 13 anni e 8 mesi di reclusione. “Jane”, 42 anni, fiorentina, a 6 anni (oggi libera). Per tutti i capi di imputazione per cui a vario titolo la coppia era finita a giudizio: riduzione in schiavitù, truffa, lesioni, violenza, sfruttamento, minacce, sequestro di persona.

Ora la coppia si è lasciata. E durante la permanenza al carcere di Rebibbia il detenuto siracusano ha riscontrato un netto peggioramento delle sue condizioni di salute e, costretto in sedie a rotelle e con una serie di patologie degenerative, ha tentato il suicidio.

“Abbiamo chiesto da tempo il trasferimento del detenuto in ragione non solo a quelle che sono le esigenze familiari ma anche a una situazione sanitaria precaria e degenerativa – spiega l’avvocato Antonino Castorina del Foro di Reggio Calabria, che segue l’ex finto 007 -. Finalmente dopo vari solleciti la nostra istanza è stata accolta ed è avvenuto il trasferimento in un carcere più attrezzato presente in Sicilia. Abbiamo pendente un procedimento relativo al differimento dell’esecuzione della pena e un altro relativo alle condizioni di detenzione che ha patito e che riteniamo non solo fondate ma meritevoli degli approfondimenti del caso. Riteniamo importante che, se da un lato è giusto che chi venga condannato sconti la giusta pena, allo stesso tempo non vengano violati i diritti e le prerogative previste dal nostro ordinamento in materia e ci batteremo affinché questi diritti vengano rispettati”.


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