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Fu ucciso “per errore” in una sparatoria: chiesti 3 rinvii a giudizio

Il pubblico ministero Gaspare Bentivegna ha chiesto il rinvio a giudizio dei tre indagati

La morte di Roberto Di Falco, rimasto ucciso lo scorso 28 febbraio a conclusione di una sparatoria avvenuta nel piazzale di una concessionaria al Villaggio Mosè ad Agrigento, fu la conseguenza di un “omicidio per errore”. Il pubblico ministero Gaspare Bentivegna ha chiesto il rinvio a giudizio dei tre indagati.

L’udienza preliminare, quindi, è stata fissata davanti al giudice Giuseppa Zampino per il 17 dicembre. La ricostruzione dell’episodio è particolarmente complessa ma procura, gip e tribunale del riesame sono d’accordo su un punto centrale: il 38enne palmese Roberto Di Falco è stato ucciso dopo che il commerciante di auto, che lo avrebbe truffato facendo degli acquisti con degli assegni scoperti, aveva reagito a un brutale pestaggio da parte dello stesso Di Falco, del fratello e di due amici che sarebbero partiti da Palma col proposito di pestarlo e, parrebbe, ucciderlo a colpi di pistola. Il concessionario di auto, vittima del pestaggio, quando ha visto spuntare la pistola, con una mossa fulminea l’avrebbe spostata deviando il colpo sull’addome di Roberto Di Falco. Il fatto è avvenuto nel piazzale del negozio mentre il titolare, secondo la ricostruzione dei fatti, si trovava all’interno di un’auto. Secondo la procura e il gip Giuseppe Miceli, che ha firmato l’ordinanza cautelare, si sarebbe trattato di “omicidio per errore”. Ricostruzione storica avallata dal tribunale del riesame che, però, la riqualifica diversamente sul piano giuridico: la spedizione punitiva finita male, in sostanza, si sarebbe conclusa con un omicidio da parte del commerciante che, però, non sarebbe punibile in quanto avrebbe agito per legittima difesa.

Il tribunale della libertà ha ratificato la sua decisione per due volte dopo che la Cassazione aveva disposto un nuovo giudizio. Sotto accusa Angelo Di Falco, 39 anni, fratello della vittima, Calogero Zarbo, 41 anni e Domenico Avanzato, 37 anni, tutti di Palma. I giudici, tuttavia, fin da subito hanno confermato la custodia cautelare in carcere per tutti per l’accusa di tentato omicidio ai danni del figlio del titolare della concessionaria, al quale Angelo Di Falco avrebbe provato a sparare dopo che il fratello era caduto per terra in seguito al colpo ricevuto, e per quella di detenzione illegale di arma. La vittima designata, in questo caso, si sarebbe salvata per l’inceppamento dell’arma. Zarbo, nei giorni scorsi, ha fatto ritrovare l’arma e l’atteggiamento collaborativo gli è servito per ottenere gli arresti domiciliari.


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