“Il passato non torna ma può rivivere”. Parola di Letizia Pace, presidente dell’Istituzione Giuseppe Tomasi di Lampedusa che è riuscita far brillare, sotto i riflettori culturali di una manifestazione di respiro internazionale, uno dei più grandi capolavori di tutti i tempi.
“Il nostro obiettivo? Far conoscere e riconoscere al di fuori dell’Isola i fasti gattopardiani di cui Palma è intrisa – ha continuato Pace – perché per riprendere William Butler “Sebbene molte siano le foglie, la radice è una” e la nostra radice, è nella forza di un Gattopardo”.
Grazie alla magistrale direzione artistica di Nino Graziano Luca, il Gattopardo D’oro 2024 è riuscito a mettere in evidenza il profondo legame tra la letteratura di Tomasi di Lampedusa e l’identità culturale della Sicilia. Il tutto, cercando di stimolare al cambiamento, alla pace, alla politica del fare; esplorando attraverso l’arte, temi romantici universali come l’amore, l’attaccamento alla vita e la morte, senza retorica e con un’atmosfera carica di profonda emotività che ha risuonato attraverso la recitazione, il canto, la danza.
“Al centro lo stimolo forte a intraprendere quella rivoluzione gentile, che può dare risposte concrete a questo presente”, ha sottolineato sul palco Nino Graziano Luca, prima di presentare gli illustri ospiti presenti, che hanno rimarcato l’amore per la Sicilia e l’attaccamento per una terra dalla mille risorse.
“Oggi rilanciamo ancora una volta Palma di Montechiaro – ha commentato il sindaco Stefano Castellino – che continua il suo percorso verso quel Rinascimento tanto atteso. Un ringraziamento alla presidente Pace che si è dedicata anima e corpo a quest’azione culturale veramente incisiva, a tutto il Cda dell’Istituzione, al direttore artistico e a tutti coloro che hanno contribuito al successo dell’evento. Un ringraziamento all’assessore Scarpinato e alla Regione Siciliana per aver concesso il patrocinio oneroso: andremo avanti per consolidare sempre di più questo Premio, anche in sinergia con il Comune di Santa Margherita di Belice, per ricordare le nobili radici della famiglia Tomasi”.
Michele Placido, in una piazza gremita e con lo sfondo del Monastero delle Benedettine – primo Palazzo Ducale e residenza dei Tomasi già nel Seicento – ha recitato l’arrivo a Donnafugata del principe di Salina con accompagnamento musicale di “Noi siamo zingarelle” de La Traviata. Katia Ricciarelli ha cantato tre aree: da “Casta Diva” a “Signore, Ascolta!” della Turandot di Puccini, chiudendo con “Pace, pace mio Dio” da “La forza del destino” di Giuseppe Verdi. Momenti unici, che hanno fatto vibrare il cuore dei presenti, trasmettendo la profondità della disperazione e la sincerità della preghiera.
Luca Barbareschi ha recitato, con applausi a scena aperta, l’incontro tra don Fabrizio e Chevalley. “In Sicilia non importa far male o far bene; il peccato che noi Siciliani non perdoniamo mai è semplicemente quello di fare”: echi di memoria, attraverso una riflessione profonda sui temi del cambiamento e della decadenza, che dal periodo tumultuoso del Risorgimento arrivano fino ai giorni nostri. Quel cambiamento è una costante della vita umana: il modo in cui rispondiamo a esso determina il nostro futuro, e proprio dalla necessità di auto-consapevolezza nelle fasi di transizione deriva lo slancio a modificare lo stato delle cose. Simona Molinari con il suo “Nu fil’ e voce” ha raccontato in musica come “ci sono esistenze che si fanno spazio senza prevaricazione, senza troppe parole, perché arrivano al cuore”.
Suggestioni, immagini, sensazioni impalpabili che hanno raccontato sentimenti, umanità e valori, al di fuori dei loro cliché. Il tutto, arricchito con le esibizioni della Compagnia Nazionale di Danza Storica, con costumi dell’epoca e danze come Valzer, Mazurka e Contraddanza, che hanno consentito agli ospiti d’immergersi nelle atmosfere nobiliari del romanzo.
E poi sul palco si sono alternati Stefania Auci, Alessandra Ferraro, Eriko Sumiyoshi e Vittorio Terranova, hanno ricevuto riconoscimenti non solo per il talento, ma anche per il loro ruolo che ha avuto la loro Arte nell’arricchire il tessuto culturale italiano.
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