fbpx

In tendenza

Gestiva affari dal carcere grazie a familiari e prestanome: confiscati beni per 50 milioni di euro a boss mafioso

Sebbene detenuto dagli anni '90 per associazione mafiosa, per omicidi ed altro, continuava a gestire di fatto l’attività del clan, in particolare attraverso le imprese intestate a suoi familiari

Il Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Siracusa ha dato esecuzione al provvedimento del 7 ottobre scorso, del Tribunale di Catania – Sezione Misure di prevenzione, che dispone la confisca di beni riconducibili a Filadelfo Emanuele Ruggeri, appartenente al clan mafioso “Nardo”.

Si tratta di due terreni a Carlentini, del 100% delle imprese, delle quote societarie nonché di tutti i beni costituiti in azienda (157 motrici, 244 rimorchi, 6 autoveicoli e vari conti correnti di cospicua entità) delle ditte di trasporto su gomma, entrambe con sede legale a Lentini, le Ruggeri Francesco, impresa individuale e la Ruggeri Trasporti s.r.l.

I beni, il cui valore complessivo ammonta a circa 50.000.000 di euro, il 7 febbraio 2020 erano già stati sottoposti a sequestro finalizzato alla confisca, emesso dal Tribunale di Catania, su richiesta della Dda etnea nell’ambito di una attività d’indagine a carico di Ruggeri e di suoi prestanome.

L’attività d’indagine ha consentito di accertare che le attività economiche, di fatto condotte sotto la gestione del detenuto Ruggeri, operavano nel lucroso settore dell’autotrasporto dell’ortofrutta, segnatamente degli agrumi, per il tramite di persone a lui riconducibili, avvalendosi di modalità mafiose, garantendo così al clan ingentissimi introiti.

Il provvedimento ha pienamente recepito quanto emerso dalle attività investigative, che hanno dimostrato come Ruggeri, avvalendosi della collaborazione di propri familiari e prestanome, sebbene detenuto dagli anni ’90 per associazione mafiosa, per omicidi ed altro, continuava a gestire di fatto l’attività del clan, in particolare attraverso le imprese intestate a suoi familiari.

Approfondendo i profili di riconducibilità di tali attività economiche sul piano decisionale, gestionale e degli utili, le indagini hanno chiarito che le stesse erano strumentali alle attività illecite del clan e, facendo risaltare l’evidente sproporzione dei redditi dichiarati/leciti dei soggetti in parola con il patrimonio accumulato e con gli investimenti operati nel tempo, hanno consentito di operare la confisca dei detti beni.

Le indagini, pertanto, hanno ulteriormente accreditato le modalità con cui l’organizzazione mafiosa di riferimento continua a esercitare il proprio incisivo potere di infiltrazione nel tessuto economico del territorio, assumendo il controllo di settori caratterizzanti dello stesso.


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni