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Giudizio immediato per la figlia dell’amante di Matteo Messina Denaro

La madre è in carcere e su di lei pende una richiesta di condanna a 15 anni. Il padre della giovane donna ora imputata e marito della Bonafede è Salvatore Gentile, che sta scontando l'ergastolo per due omicidi commissionatigli proprio da Messina Denaro

Prova evidente e indagini concluse in meno di sei mesi: grazie a questo meccanismo la Dda di Palermo potrà far processare – senza passare dall’udienza preliminare – Martina Gentile, la figlia della maestra di Campobello di Mazara (Trapani) Laura Bonafede, anche lei imputata come fiancheggiatrice del boss Matteo Messina Denaro. Il giudizio immediato, proposto dai pm Gianluca De Leo e Pierangelo Padova, è stato accolto dal Gip del capoluogo siciliano. Gentile si trova agli arresti domiciliari perché ha una bambina piccola: avrebbe portato pizzini e ambasciate per il latitante anche camminando con la piccola nel passeggino. La madre è in carcere e su di lei pende una richiesta di condanna a 15 anni. Il padre della giovane donna ora imputata e marito della Bonafede è Salvatore Gentile, che sta scontando l’ergastolo per due omicidi commissionatigli proprio da Messina Denaro.

Il superboss di Castelvetrano (Trapani) aveva intrecciato una relazione proprio con la maestra Bonafede, nell’assenza del marito di lei. Non si tratta della sola relazione sentimentale con donne sposate, che i carabinieri del Ros hanno ricostruito, per quel che riguarda l’ex latitante, morto il 25 settembre scorso a causa di un tumore: un legame c’era anche con Lorena Lanceri, condannata a 13 anni e 4 mesi per l’appoggio fornito a Messina Denaro, più volte ospitato in casa della donna e del marito. Era stato condannato anche quest’ultimo, Emanuele Bonafede, a 6 anni e 8 mesi: l’uomo aveva chiesto i domiciliari ma ora il tribunale del riesame di Palermo ha respinto la sua istanza.

Dinanzi al gip, durante l’interrogatorio di garanzia, Martina Gentile si era avvalsa della facoltà di non rispondere ma rilasciando alcune dichiarazioni spontanee, a proposito di Messina Denaro, aveva detto: “Da bambina gli ho voluto bene. Ma ora ho capito di aver sbagliato”. Col rito immediato – così come chiesto dai pm Padova e De Leo – si salta l’udienza preliminare e si giunge direttamente al dibattimento.

Secondo le indagini dei magistrati della Dda di Palermo, il procuratore Maurizio de Lucia, l’aggiunto Paolo Guido e i sostituti Gianluca De Leo e Pierangelo Padova -Martina Gentile avrebbe fatto parte della ristretta rete di fiancheggiatori del boss Matteo Messina Denaro, in particolare contribuendo alla distribuzione dei “pizzini” del boss, in alcuni casi passeggiando per le vie di Campobello di Mazara, spingendo il passeggino con bimba al seguito.

Il boss aveva speso parole di apprezzamento per la ragazza – chiamata in codice Tan – che in un necrologio aveva pubblicamente scritto: “onorata di appartenerti” (rivolgendosi all’anziano nonno e boss, Leonardo Bonafede). Per i pubblici ministri Martina Gentile è stata quindi “uno degli ingranaggi indispensabili del sistema di comunicazione – hanno sostenuto nella richiesta accolta dal gip – ingegnato dal latitante, grazie al quale questi ha anche potuto mantenere la indispensabile sponda di Laura Bonafede nella condivisione e gestione delle strategie mafiose sul territorio di Campobello di Mazara”.

Per la madre di Milena Gentile, accusata di associazione mafiosa, l’accusa ha chiesto la condanna a 15 anni di reclusione.


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