Il giudice del Lavoro del tribunale di Palermo ha condannato la Regione siciliana a risarcire gli eredi di un lavoratore – scomparso nel 2019 – impegnato nei progetti previsti per il recupero di ex detenuti, ex tossicodipendenti e soggetti a rischio, confluiti nel bacino della cosiddetta “Emergenza Palermo” o degli ex Pip, con riferimento ai piani di inserimento professionale. L’uomo, G.T. le sue iniziali, era stato escluso per mancanza dei requisiti di moralità e buona condotta: risultava infatti avere commesso reati nel maggio 2005 e la sua presenza nel bacino era divenuta incompatibile, per via dell’approvazione della legge regionale 9/2013, che escludeva chi avesse commesso “azioni contrarie all’ordine pubblico e/o al patrimonio e/o alle persone”.
Nonostante le sue proteste, G.T. era rimasto fuori fino a quando un’altra legge siciliana, la 8/2017, non aveva chiarito che l’esclusione operava solo per i soli fatti commessi “successivamente alla data di entrata in vigore della legge regionale 9/2013”. Nel luglio 2017 G.T. era stato così reinserito in Emergenza Palermo, ma nulla era stato deciso sui tre anni di esclusione. La causa era stata poi avviata dalle figlie nel 2022, con il patrocinio degli avvocati Girolamo Rubino e Giuseppe Gatto: l’esclusione tra maggio 2014 e settembre 2017, ha deciso il tribunale, era da considerarsi illegittima. L’assessorato regionale al Lavoro è stato condannato a corrispondere l’importo (circa 35 mila euro) dell’assegno di sostegno al reddito che sarebbe spettato a G.T.
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