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Il lago di Pergusa muore, l’assessore Pagana: “rappresentazione visiva del problema siccità”. Ma Legambiente punta il dito contro la Regione

Esiste un sistema di monitoraggio, ma è inattivo dal 2015, abbandonato senza neppure la manutenzione ordinaria. Secondo Legambiente, rimettere in funzione il sistema attuale potrebbe costare centinaia di migliaia di euro.

Il lago di Pergusa è quasi del tutto scomparso. Al suo posto c’è una distesa di fango che evapora lentamente sotto il sole cocente di un’estate appena iniziata. Dell’unico lago naturale della Sicilia, protetto da una riserva naturale speciale istituita con la legge regionale 71 del 1995, rimane solo il ricordo. L’aria nei dintorni di Pergusa è diventata irrespirabile, creando uno scenario desolante.

Nonostante a settembre 2023 Legambiente avesse ottenuto la creazione di un tavolo tecnico permanente, che si è riunito solo una volta, l’assessora all’ambiente Elena Pagana aveva annunciato le prime misure per salvare il lago. Queste includevano la pulizia dei canali e la ripresa del monitoraggio, sospeso da anni.

L’assessora Pagana, originaria di Enna, ha spiegato che “subito dopo il tavolo tecnico, il mio assessorato ha intrapreso le azioni necessarie: l’Arpa sta monitorando il lago con un progetto del Fondo di sviluppo e coesione, insieme all’autorità di bacino. Abbiamo pulito i canali e avviato accertamenti con il corpo forestale per verificare eventuali prelievi d’acqua da parte di privati, ma non è emerso nulla”.

Ma se tutte le misure sono state adottate, perché il lago è ancora in agonia? Secondo Elena Pagana, il problema principale è il cambiamento climatico: “Il vero problema è la siccità. Pergusa è un simbolo della sofferenza della Sicilia. È doloroso vedere il lago in queste condizioni, ma mancano le precipitazioni e l’intera regione è in crisi. Quando a settembre ci è stato chiesto di riempire il lago attraverso le dighe, non l’abbiamo fatto perché erano già in difficoltà. Avremmo commesso un grave errore, perché quest’estate l’acqua potabile sarebbe stata ancora più scarsa”.

Legambiente Sicilia ha una visione diversa: “La pulizia dei canali è stata effettuata dal Corpo Forestale, ma solo per un centinaio di metri, una misura insufficiente. Il monitoraggio dell’Arpa riguarda solo la condizione batteriologica delle acque e la loro salinità, effettuato una volta al mese da sei mesi. Il monitoraggio necessario doveva includere il livello della falda acquifera o il livello del bacino sommerso”.

Esiste un sistema di monitoraggio, ma è inattivo dal 2015, abbandonato senza neppure la manutenzione ordinaria. Secondo Legambiente, rimettere in funzione il sistema attuale potrebbe costare centinaia di migliaia di euro.

“La polemica di Legambiente ha un’altra connotazione: sostengono che l’ente gestore non abbia le capacità, forse perché vogliono subentrare nella gestione. Dopo il tavolo tecnico, abbiamo constatato che all’ente gestore mancano alcuni strumenti, non solo a Pergusa ma in tutte le riserve naturali. Per questa ragione stiamo portando in aula una riforma per sostenere gli enti gestori, allocando fondi. Il disegno di legge è una priorità della IV commissione ambiente e ci aspettiamo di vederlo in aula presto. Stiamo investendo somme ingenti per mitigare le conseguenze del cambiamento climatico, come il progetto Sicilia Climate Change e i venti milioni del progetto Po Fesr”.

Questo pomeriggio (29 giugno, ndr) attivisti ambientali e residenti di Enna si riuniranno per discutere del lago morente e cercare soluzioni. Legambiente propone di far sì che tutto il bacino porti l’acqua al lago, inclusa la revisione del sistema fognario. La rete fognaria, che serve circa duemila residenti, sottrae acqua che normalmente dovrebbe fluire verso il lago. Non esiste divisione tra acque bianche e acque nere, competenza del Comune di Enna, che ha avviato un iter per risolvere il problema.

Domenica, il Partito Democratico e i Giovani Democratici di Enna saranno a Pergusa per raccogliere firme da sottoporre alla Regione, con un’iniziativa chiamata “Il fu Lago di Pergusa, la pazienza è finita”.

Se c’è ancora speranza per il lago, nessuno lo sa, ma le implicazioni per flora, fauna e residenti potrebbero essere gravissime.


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