Rispondendo ad una domanda di uno studente sulla “borghesia mafiosa”, De Lucia ha precisato che “è un termine che ho già utilizzato che non ho inventato io ma che viene utilizzato in sociologia. Storicamente – ha proseguito – è sempre stato così, oggi in qualche misura il fenomeno è meno esteso ma in altri è ancora più vasto. E’ una fetta di società compiacente – ha detto – con l’organizzazione mafiosa che ha studiato, si è laureata ma che continua a cercare il dialogo con cosa nostra ritenendo di potere, così, ottenere dei vantaggi”.
“C’è una grande differenza tra il mondo in cui succedono le cose e quello in cui si dice che potrebbero succedere. Io parlo del primo caso, so come è andata, conosco le indagini. Detto questo, io non parlo di un signore che è stato condannato anni fa per favoreggiamento e che circola in alcune tv. Che il latitante fosse malato lo si diceva. Io so quando il latitante è stato catturato, le modalità , come è andata. Al momento opportuno visto che ci sono indagini in corso, si potrà dire di più”. Questa, invece, la risposta alla domanda di uno studente, sulle affermazioni di Salvatore Baiardo, che ad alcuni media aveva “previsto” a novembre l’imminenza dell’arresto del boss Matteo Messina Denaro.
De Lucia sottolinea, però: “Questo è un paese strano: un minuto dopo l’arresto già c’erano i “murmurii” (i sussurri, ndr).. Non c’è stato neanche il tempo di festeggiare quello che è un successo per lo Stato che erano iniziate le dietrologie. Discutiamo anche del mondo dei media e della comunicazione in cui soggetti che non fanno indagini da tempo compaiono per disquisire sulla cattura o si lascia ampio spazio alle dietrologie. Catturare l’ultimo stragista ha un effetto importante per lo Stato ma anche per quello che produce sulle nuove generazioni di mafiosi. Un tempo i mafiosi vivevano nel mito dell’impunità. Dal 1992 in poi l’impunità può cessare grazie all’impulso e all’ispirazione di Giovanni Falcone, i latitanti vengono presi. Per la mafia che lo stato continui a lavorare e catturi i capi, i latitanti, tutti, è un vulnus perché non sono più imprendibili”.
“Nel mio lavoro si ha a che fare con il male e tendenzialmente non ci sono tante per occasioni per gioire però francamente il 16 gennaio è stato un bel giorno perché si è raggiunto un risultato importante”. Questa è stata invece la risposta a una domanda di una studente che gli chiedeva le sue sensazioni il 16 gennaio, giorno in cui è stato arrestato il boss Matteo Messina Denaro. “Troppo facile dire che ci si sente bene. Però – ha aggiunto – bisogna sempre tenere in mente che quello del magistrato è un servizio. La cosa più importante è che bisogna tenere dentro i sentimenti perché questo mestiere bisogna farlo con profonda serenità per non farsi inquinare dai sentimenti. Bisogna prendere questo mestiere con serietà ma allo stesso tempo non prendersi troppo sul serio, conservando anche l’ironia”.
Poi la domanda sul punto di svolta. Su cui De Lucia non ha dubbi: “Il punto di svolta sulle indagini per la cattura di Matteo Messina Denaro è stato sicuramente il momento in cui sono state captate conversazioni in cui si faceva riferimento alla malattia del latitante. Questo fa emergere l’importanza delle intercettazioni nelle indagini contro la criminalità organizzata come la mafia caratterizzata da omertà e segretezza. Si fa un gran parlare delle intercettazioni in questo periodo. Non c’è dubbio che – ha spiegato – siano pervasive e consentano di entrare nelle vite delle persone e devono quindi essere gestite con oculatezza perché bisogna capire quale siano i dati non utili per le indagini e non divulgarli. E’ questo è certamente un punto importante da sanare ma le intercettazioni sono indispensabili”.
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