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In carcere per l’omicidio della compagna ad Agrigento, la figlia porterà il cognome della mamma

La bimba, di quasi 12 anni, porterà il cognome della mamma strangolata e ammazzata dal compagno carabiniere che poi simulò un incidente stradale

Undici anni fa il padre uccise brutalmente la mamma. Adesso porterà il cognome della donna strangolata e ammazzata dal compagno carabiniere che poi simulò un incidente stradale facendosi aiutare, parrebbe, da un complice mai individuato. “Un paio di anni fa – racconta ad AGI l’avvocato Simona Fulco, legale di Giovanna Saieva, madre di Antonella Alfano e tutore della bambina – la piccola mi fece avere un bigliettino tramite la nonna. Mi scrisse che voleva chiamarsi come la mamma”.

Da allora è iniziata una battaglia legale, scandita da mille passaggi fra Comune e prefettura e conclusa solo nei giorni scorsi con la consegna del nuovo documento di identità. La bimba, che deve compiere 12 anni e aveva solo pochi mesi quando il papà uccise la mamma, inizierà una nuova vita. Senza il padre che ha perso la potestà genitoriale senza neppure opporsi alla decisione dei giudici, come sottolinea l’avvocato Fulco che negli anni scorsi ha curato pure questo contenzioso.

Salvatore Rotolo, ex appuntato dei carabinieri all’apparenza mite, con un buon curriculum sulle spalle fra incarichi investigativi e di scorta ai magistrati, sta ancora scontando la condanna a 18 anni di carcere che gli è stata inflitta in tutti i tre gradi di giudizio. Sarebbero stati 27 senza la riduzione prevista dal giudizio abbreviato, abolito solo nel 2019 per il reato di omicidio aggravato.

Rotolo venne arrestato qualche mese dopo quel 5 febbraio del 2011, quando fu ritrovato il cadavere carbonizzato di Antonella all’interno di una Fiat 600 in fiamme. L’utilitaria si trovava nel boschetto in fondo alla via Papa Luciani, strada ai margini del centro abitato di Agrigento. Si pensò subito a un incidente stradale ma c’erano troppi elementi che non convincevano. Su tutti la mancanza dei segnali della frenata sull’asfalto. Rotolo pochi giorni dopo venne iscritto nel registro degli indagati per omissione di soccorso: un collega carabiniere lo ha visto lì mentre l’auto andava a fuoco. Nelle settimane successive venne accusato di omicidio volontario ma non scattò subito la misura cautelare. Quando le indagini di Procura e polizia arrivano alla svolta e il consulente medico legale conferma che la donna è stata uccisa scatta l’arresto.

Fu una castagna senza guscio incastrata nella gola della donna a dare una direzione diversa alle indagini: il frutto sarebbe stato inserito nella bocca della vittima per simulare uno strangolamento accidentale mentre mangiava al volante. Si scoprì poi che il carabiniere aveva strangolato la donna in casa in seguito a una violenta discussione dovuta a una delle tanti liti documentate anche da sms e testimonianze.

La bambina non può ricordare né la mamma né il padre che in tutti questi anni non ha mai cercato alcun contatto e si è pure rifiutato di pagare il mantenimento tanto da costringere il legale dei nonni, con cui la piccola è cresciuta, ad avviare un procedimento giudiziario per obbligarlo. Rotolo, usufruendo della liberazione anticipata, potrebbe essere scarcerato ben prima del 2029. Intanto la volontà della piccola è stata accontentata e da adesso porta il cognome della mamma recidendo, così, ogni legame anche burocratico con l’uomo che gliel’ha strappata.


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