Colpita da una malattia rara quasi al termine di una gravidanza gemellare e salvata assieme ai due neonati da una équipe medica multidisciplinare dell’ospedale Civico di Palermo, grazie all’immediata attivazione di un protocollo ben definito.
È successo alcune settimane fa, quando una donna di 43 anni, Gemma Agostino, si rivolge al pronto soccorso ginecologico nell’unità di ostetricia e ginecologia del Civico per eseguire alcuni accertamenti.
Effettivamente, dagli esami emerge un quadro clinico, a detta dei sanitari, abbastanza grave e complesso con pressione arteriosa molto alta. A questo punto, nel reparto diretto da Antonio Maiorana, si decide di far nascere subito i due gemelli, un maschietto e una femminuccia, prima delle 40 settimane. I neonati, in buone condizioni di salute, vengono tuttavia portati in incubatrice come avviene in questi casi. La mamma continua, però, a star male, i valori ematici sono in forte peggioramento e viene compromessa la funzione renale. Il forte sospetto è una patologia rara.
A questo punto, viene coinvolto il responsabile della nefrologia, Angelo Ferrantelli, che fa scattare un protocollo che prevede un percorso diagnostico terapeutico assistenziale con il coordinamento multidisciplinare interno al Civico tra ginecologia, rianimazione, nefrologia e farmacia. Nel frattempo, le condizioni della signora si aggravano e viene trasferita in rianimazione, dove viene presa in carico dalla équipe diretta da Vincenzo Mazzarese. A seguito di un particolare esame, eseguito nel laboratorio del Policlinico di Palermo, in circa due ore arriva la diagnosi: sindrome uremico emolitica atipica. Solo un farmaco può salvare la vita della neomamma è l’Eculizumab.
“Subito – spiega il dottore Ferrantelli – abbiamo attivato di notte le nostra farmacia che ha provveduto a recuperare il farmaco salvavita. Finalmente nell’arco di dieci giorni la signora è uscita dal pericolo di vita”. “Sono stati tutti angeli, sia i medici che tutto il personale sanitario dell’ospedale Civico. Attenti, premurosi, rassicuranti. Voglio ringraziarli tutti perché a loro devo la vita e quella dei miei bambini, Emmanuel e Miriam“.
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