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Indirizzi di istituti di pena e campi rom nelle domande per il reddito di cittadinaza. Beccati 389 furbetti, alcuni anche mafiosi, a Catania

Emblematico il caso di una famiglia di 4 persone i cui membri hanno presentato ciascuno singola richiesta di reddito di cittadinanza omettendo di dichiarare l’esatta composizione del nucleo familiare e risultando, quindi, tutti “da soli” a casa

I Carabinieri del comando provinciale di Catania, al termine di un’articolata attività d’indagine condotta d’iniziativa dai militari della Compagnia di Catania Fontanarossa nell’arco temporale compreso tra il mese di ottobre 2021 e marzo 2022, hanno deferito all’autorità giudiziaria etnea 389 persone (di cui 191 pregiudicati e, tra questi, 3 per reati di mafia) per aver percepito, senza averne i requisiti di legge, il reddito di cittadinanza cagionando in tal modo un danno all’erario pari a circa 3 milioni di euro.

A seguito di una meticolosa e mirata attività di controllo svolta con il supporto dell’Inps di Catania nei confronti di 862 cittadini per lo più residenti nel quartiere Librino – finalizzata alla verifica del reale possesso dei requisiti legittimanti la corresponsione del sussidio economico in parola (introdotto dal legislatore per contrastare la povertà, la disuguaglianza e l’esclusione sociale) – sono emerse molteplici ed evidenti irregolarità commesse dagli indebiti percettori con la piena consapevolezza di voler “ingannare” lo Stato italiano.

Nella maggior parte dei casi, ad esempio, il richiedente il reddito di cittadinanza dichiarava falsamente di essere l’unico componente del nucleo familiare, a volte per poter percepire il beneficio che gli sarebbe stato altrimenti precluso in quanto convivente con altro familiare lavoratore, altre volte invece per consentire agli altri membri della famiglia senza lavoro – individuati durante le indagini a seguito di un mero accertamento anagrafico – di poter avanzare autonoma richiesta all’Inps e di usufruire pertanto di analogo contributo statale. Emblematico è stato il caso di una famiglia di 4 persone i cui membri, avendo presentato singola richiesta di reddito di cittadinanza omettendo di dichiarare l’esatta composizione del nucleo familiare e risultanti pertanto formalmente “da soli” a casa, erano riusciti ad accaparrarsi, dal 2020 al 2022, una somma complessiva pari a 18.496,75 euro.

In altre circostanze, nelle domande per il conseguimento del reddito di cittadinanza venivano indicate residenze fittizie – come nel caso di alcuni cittadini romeni che “utilizzavano collettivamente” il medesimo indirizzo pur non avendovi mai soggiornato – o indirizzi corrispondenti ad esercizi commerciali o ad aree (cavalcavia, zone di campagna) in cui erano presenti campi nomadi. Alcuni indirizzi, inoltre, corrispondevano a quelli di istituti penitenziari nei quali, in passato, alcuni indagati attualmente liberi erano stati detenuti.

Infine, tra i destinatari del reddito di cittadinanza, sono state individuate anche persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale nella propria abitazione, lavoratori “in nero” impiegati specialmente nel settore dell’edilizia e, infine, alcuni cittadini stranieri (tra i 41 indagati in totale) che attestavano falsamente di essere residenti in Italia da più di dieci anni al fine di poter riunire i requisiti prescritti per poter accedere al beneficio economico in questione.

L’importo complessivo riscosso indebitamente, come già detto, ammonta a circa 3.000.000 di euro ed è stato pertanto interessato l’Inps per l’immediata revoca del beneficio con efficacia retroattiva e l’avvio delle necessarie procedure di restituzione di quanto illecitamente percepito, evitando così che l’Erario continuasse a elargire ai denunciati ulteriori consistenti somme non dovute.

Quest’ultima attività rientra nell’ambito della continua vigilanza sull’indebita percezione di denaro pubblico con il cosiddetto “Reddito di cittadinanza” che, purtroppo, ha spesso disatteso le reali intenzioni del legislatore di intervenire a favore della popolazione più bisognosa. Le numerose operazioni condotte in ambito provinciale dai reparti dell’Arma, anche in collaborazione con il Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Catania, hanno consentito, nell’ultimo anno, di acquisire elementi indiziari sul conto di 250 persone che, a vario titolo, con false attestazioni, hanno indebitamente goduto delle somme di denaro pubblico destinate loro per un ammontare complessivo di oltre un 1.850.000,00 euro. Di rilievo, in particolare, gli accertamenti che nell’aprile dell’anno scorso hanno consentito, su delega della Procura Distrettuale etnea, l’esecuzione di un decreto di sequestro preventivo delle carte di reddito di cittadinanza nei confronti di 76 persone (tra questi anche alcuni “uomini d’onore”), indebiti percettori per aver utilizzato dichiarazioni attestanti cose non vere nonché omettendo informazioni dovute.


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