La Sezione riunite della Corte dei Conti ha sospeso il giudizio di parificazione del rendiconto della Regione per il 2020 contestando numerose irregolarità nel conto economico e nel conto patrimoniale oltre che il risultato di amministrazione e ha deciso di sollevare la questione di legittimità costituzionale del ripiano del disavanzo di 2,2 miliardi che era stato spalmato in dieci esercizi finanziari mentre per i giudici andava fatto in tre anni. Il governo Schifani, in sostanza, dovrebbe accantonare già nel prossimo bilancio 866 milioni di euro in attesa del pronunciamento della Consulta.
L’assessore all’Economia, Marco Falcone però al momento lo esclude: “Tratteremo subito col governo Meloni, basta una norma interpretativa che dia ragione alla Regione siciliana e che faccia decadere il motivo del contendere”.
“Nella mia lunga vita politica e istituzionale non avevo mai visto un tale scontro tra Corte dei Conti e governo centrale, contro un provvedimento firmato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dall’ex premier Mario Draghi”. Lo ha detto il presidente della Regione, Renato Schifani oggi a Catania. “Non c’è nessun buco – ha spiegato Schifani – si tratta di un disavanzo di 2 miliardi di euro che deriva dal governo Crocetta, dunque non ci sono responsabilità da parte degli esecutivi di Centrodestra, né di Musumeci né del mio. Ogni giornale, in buona fede, ha dato cifre diverse, la verità è che nel 2019 è stato consentito alla giunta regionale dell’epoca di spalmare in dieci anni un disavanzo che ci aveva lasciato un certo signor Crocetta. Dunque ogni anno è stata accantonata la quota di 200 milioni attraverso un decreto legislativo che è il frutto di un accordo della Commissione Stato – Regione Siciliana previsto dalla Costituzione”.
Il Pd all’attacco del centrodestra per la sospensione del giudizio sulla parifica del rendiconto della Regione. “Il Pd ha denunciato più volte, in questi anni, che i conti della Regione non tornano. Abbiamo detto e ripetuto che le operazioni messe in atto dal governo Musumeci erano soltanto artifizi per camuffare lo stato disastroso dei conti. Ora Schifani, prendendo spunto dalla pronuncia di oggi, avvii una fase di confronto parlamentare che miri veramente alla messa posto del bilancio e dei conti. Lo faccia partendo da una politica di gestione oculata e senza la mano larga e la leggerezza avute dal governo Musumeci”, ha affernato il segretario regionale, Anthony Barbagallo. “Nella scorsa legislatura il Pd aveva più volte lanciato l’allarme, adesso i nodi vengono al pettine ed il responsabile ha un solo nome: il centrodestra, quello che era al governo della Regione ieri e che continua a governare anche oggi”, sottolinea Michele Catanzaro, capogruppo del Pd all’Ars, rilevando che i magistrati contabili sono intervenuti sul piano di rientro del disavanzo da 2,2 miliardi che la Regione aveva spalmato in dieci anni e che invece, secondo i giudici contabili, andava dilazionato in tre. “Prima di annunciare strabilianti interventi da inserire nella prossima manovra regionale – aggiunge Catanzaro – il presidente Schifani dovrebbe spiegare come intende far fronte ai disastri finanziari causati dalla sua coalizione, dal momento che il governo attuale è in assoluta continuità con quello che era guidato da Musumeci”.
“Se qualunque sindaco avesse commesso tutti gli illeciti contabili che sono stati contestati dalla Corte dei conti sezione Sicilia alla Regione Siciliana in occasione della parifica della rendiconto relativo all’esercizio Finanziario 2020 a quest’ora sarebbe stato arrestato e con una contestazione per danno erariale di milioni di euro”. Lo afferma il leader di Sud chiama Nord Cateno De Luca commentando quanto emerso oggi durante dalle sezioni riunite della Corte dei Conti chiamate a pronunciarsi sulla parifica del Rendiconto relativo all’esercizio finanziario del 2020. “Oggi – prosegue De Luca – la Corte dei conti non ha fatto altro che ribadire tutte le criticità che io ho messo in evidenza in occasione del mio intervento sulle dichiarazioni programmatiche del presidente della Regione siciliana. Ho chiesto più volte di stoppare anche la variazione di bilancio che è in corso di discussione e che andrà in aula la prossima settimana proprio perché il quadro finanziario nel quale la Regione siciliana si trova non è precario, è disastroso. Ciò è dimostrato anche dalla mancata approvazione del rendiconto del 2020 e del 2021. Oggi la Corte dei conti ha confermato le mie perplessità e anche l’arringa del pubblico ministero sostanzialmente non ha fatto altro che ribadire tutte le prese di posizioni che io ho assunto ogni qualvolta ho ribadito all’interno del Parlamento siciliano che i bilanci della regione sono falsi, denunciando in particolar modo la violazione degli articoli 13, 14 e 15 della legge regionale 11/2010. Norme per le quali ho lavorato quando ero deputato regionale in nome della trasparenza dei conti pubblici e per risanare soprattutto i conti della regione“.
“In questi ultimi 10 anni – sottolinea – sostanzialmente il Parlamento siciliano ha continuato ad approvare bilanci in violazione di legge, ma la cosa più grave è che il governo Musumeci per continuare a far fronte alle spese pazze della regione siciliana ha pure cambiato unilateralmente le regole riguardanti il patto tra lo Stato e la regione per quanto riguarda le annualità per far rientrare la regione siciliana dal suo disavanzo”.
“Ancora una volta gli errori del vecchio governo finiscono col provocare pesanti conseguenze per il governo appena eletto”. Commenta così Luisella Lionti, segretaria generale della Uil Sicilia, la sentenza con cui la Corte dei Conti ha parzialmente negato la parifica del bilancio del 2020 della Regione. “Ci auguriamo – ha proseguito la Lionti – che gli effetti di questa nuova emergenza finanziaria non ricadano su cittadini, lavoratori e pensionati. Nei prossimi giorni ci ritroveremo a scioperare proprio per le emergenze mai risolte: salari, pensioni ed evasione fiscale”. Lionti ha anche sottolineato un aspetto legato alla sentenza della Corte dei Conti: “La cosa paradossale è che l’accordo fra Stato e Regione contestato dai giudici contabili si paralizza per quel che riguarda le misure favorevoli. Mentre restano in vita i vincoli introdotti con quel provvedimento che bloccano le assunzioni, ingessando così la macchina regionale in un momento importante che incide anche sui fondi del Pnrr. Speriamo che con il nuovo governo regionale si possa aprire un confronto per cominciare a risolvere le emergenze dell’Isola”
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