In Sicilia è febbre da elezioni. Il 18 maggio scorso, nei 120 comuni chiamati al voto, sono state presentate le liste elettorali. Ancora pochissime le donne che decidono di candidarsi a sindaco nel proprio comune: 6 in provincia di Catania su 20 comuni (Aci Catena, Palagonia, Vizzini, Scordia, Paternò e San Michele di Ganzaria).
Due le candidate a sindaco nel capoluogo: Rita Barbera con una lista civica e Potere al popolo e Francesca Donato ex Lega e ora con liste civiche. In provincia va meno bene: le donne sono 7 su 27 comuni (Altofonte, Belmonte Mezzagno, Cefalù, Castelnuovo, Gangi, Balestrate e San Cipirello). In provincia di Agrigento una sola donna coraggiosa su 10 comuni al voto (a Bivona). La sindaco uscente di Sommatino tenta il bis ed è una delle candidate in provincia di Caltanissetta, l’altra a Niscemi. Due su sette comuni. In provincia di Enna una sola candidata a Regalbuto. Nove, invece in provincia di Messina ma nessuna nella città metropolitana. A Malfa e Cesarò le due candidate non hanno avversari, se la dovranno giocare solo con il quorum. A Capri Leone il centro destra “schiera” l’ex assessore regionale Bernadette Grasso.
Nella virtuosa Trapani troviamo tre candidate su due comuni al voto: due a Erice e una a Petrosino. A Ragusa ci sono due candidate a Scicli e una a Pozzallo. Infine a Siracusa tre candidate: ad Avola, a Solarino e a Cassaro. Le candidature a sindaco in Sicilia si fermano a 34 donne su 120 comuni, la politica siciliana in maggioranza parla al maschile. Certo tante le donne designate come assessore o vice sindaco ma è abbastanza?
Verrebbe da chiedersi: cosa succederebbe alla politica se eliminassimo le quote rosa, quante donne resisterebbero? Probabilmente una sparuta minoranza e mai in ruoli di spicco. Se poi dovessimo togliere anche le donne in politica riconducibili in qualche modo a esponenti uomini il numero tenderebbe allo zero.
In Sicilia, ma forse in generale in Italia, servirebbe un cambio di mentalità che porti le donne a spendersi attivamente in politica e che magari un giorno ci regali un presidente di regione o un presidente del consiglio donna così come accade in tanti altri stati europei già da tempo.
di Miriam Colaleo
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