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L’Asp interrompe il trattamento Aba, la famiglia fa causa e la vince

Ancora una volta quindi viene ribadito il diritto delle persone con autismo a ricevere le prestazioni che a loro spettano per legge e questo indipendentemente dai vincoli di bilancio ma secondo l’effettivo e personalissimo bisogno

Sentenza storica che segna un importante precedente a favore dei diritti dei minori con autismo e delle loro famiglie.

Una madre socia di Anffas Modica, difesa dagli Avv.ti Corrado Valvo e Chiara Calabrese del foro di Siracusa infatti, ha fatto ricorso contro l’ASP di Ragusa per avere quest’ultima interrotto il trattamento ABA in favore del figlio autistico dopo il compimento dei sei anni, nonostante la gravità massima della patologia.

Ebbene, il giudice del lavoro di Ragusa ha riconosciuto le ragioni di questa mamma e sancito il diritto del bambino a ricevere dall’ente pubblico il trattamento cognitivo-comportamentale secondo il metodo ABA fino agli undici anni.

Ancora una volta quindi viene ribadito il diritto delle persone con autismo a ricevere le prestazioni che a loro spettano per legge e questo indipendentemente dai vincoli di bilancio ma secondo l’effettivo e personalissimo bisogno.

Secondo la sentenza, “il Servizio Sanitario Nazionale garantisce alle persone con disturbo dello spettro autistico le prestazioni della cura e del trattamento individualizzato mediante l’impiego di metodi e strumenti basati sulle più avanzate evidenze scientifiche” (e tra questi non può non annoverarsi l’ABA). Tale assistenza socio-sanitaria è da considerarsi un LEA (Livello Essenziale di Assistenza) la cui erogazione “non può essere subordinata a vincoli di bilancio”, tanto più che la normativa regionale regolamenta le risorse da dedicare all’assistenza socio-sanitaria delle persone con autismo nel minimo e non nel massimo né prevede limiti d’età per la fruizione gratuita della terapia in questione.

La sentenza in favore della socia non è la prima che muove in questa direzione e, probabilmente, non sarà nemmeno l’ultima; Il nostro augurio come Anffas è che le sentenze, sempre più numerose, non segnino solo la “vittoria” della singola famiglia o del singolo minore ma che aprano la strada ad un riconoscimento generalizzato di un diritto per tutti.


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