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L’ex medico personale di Rosario Crocetta condannato a 7 anni per peculato

Reati prescritti, invece, per ex primario mazzarese e altri due

La terza sezione del tribunale di Palermo ha condannato a sette anni l’ex primario di Chirurgia plastica di Villa Sofia, Matteo Tutino. Il medico, otto anni fa, fu coinvolto nel cosiddetto “affaire L’Espresso-Crocetta” per la vicenda della presunta intercettazione in cui si parlava di “far saltare” la figlia del giudice Paolo Borsellino, Lucia, all’epoca assessore regionale del governo guidato da Rosario Crocetta. Proprio di Crocetta Tutino era considerato il medico personale. I giudici lo hanno condannato non per quella vicenda (del tutto inventata) ma per peculato, dato che utilizzò per fini personali, per i suoi clienti privati, una sala operatoria dell’ospedale Villa Sofia. In questo ebbe il contributo di Giacomo Sampieri, che era il commissario straordinario dell’azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello: a lui il collegio presieduto da Fabrizio La Cascia ha inflitto 4 anni, per concorso nel reato. Molti dei reati contestati sono stati dichiarati prescritti.

Tre degli imputati del processo Tutino, che ha visto l’ex medico di Rosario Crocetta ccndannato a 7 anni,  hanno ottenuto la prescrizione: sono l’ex primario Damiano Mazzarese, la genetista Myrta Baiamonte e il convivente, l’agente della Digos Giuseppe Scaletta, pure loro imputati, ma con ruoli meno rilevanti. La vicenda che riguardava Baiamonte e Scaletta ruotava attorno alla cosiddetta «banca dei tessuti» di Villa Sofia. Secondo gli inquirenti, Tutino avrebbe scelto l’Ivf mediterranean center della biologa Bajamonte come partner per l’istituzione della banca dei tessuti nonostante fosse necessaria una gara pubblica. Scaletta, secondo i magistrati, si sarebbe dato da fare perché l’affare andasse in porto al più presto. Nella vicenda Tutino si innestava la questione del presunto dialogo fra lo stesso Tutino e l’ex presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta: secondo il tribunale penale e civile di Palermo, che ha condannato in entrambe le sedi i giornalisti autori dell’articolo e L’Espresso, l’intercettazione della conversazione in cui Tutino avrebbe parlato di “far saltare come il padre” (il magistrato Paolo, ucciso dalla mafia) Lucia Borsellino, non sarebbe esistita. Tutino e Sampieri sono stati interdetti per cinque anni dai pubblici uffici e ogni loro rapporto con la pubblica amministrazione è stato dichiarato risolto. Dovranno risarcire le parti civili, l’assessorato regionale alla Salute, l’Ordine dei medici di Palermo e l’azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello. Nei loro confronti sono state pronunciate assoluzioni da singoli capi di imputazione e i giudici hanno anche dichiarato la prescrizione di altri reati. Accolta quasi del tutto la richiesta del pm Giacomo Brandini.


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