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L’ex presidente Musumeci ha giurato da ministro del Sud e delle Politiche del mare. Avrà anche la delega ai Porti

Non solo Nello Musumeci. Nato a Padova da padre siciliano e madre veneta, Adolfo Urso è il nuovo ministro dello dello Sviluppo Economico del governo Meloni

“Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservare lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione”. L’ex presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, ha giurato da ministro del Sud e delle Politiche del mare nel del governo Meloni.

Dopo il “Patto dell’arancino” nella Trattoria del Cavaliere di Catania, in una tarda serata di inizio novembre 2017, Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, provarono a ricucire il centrodestra. Una possibile pace con vista sulle Politiche di primavera, ma intanto da confermare e sancire a ridosso delle Regionali siciliane che si sarebbero celebrate di lì a poco, il 5 novembre. Nello Musumeci, candidato della coalizione, ci teneva a quell’appuntamento e preparò tutto nel suo ristorante preferito, trasformatosi per una sera-quasi notte, bottega di sartoria per rammendare quell’alleanza troppe volte segnata da strappi.

E le vinse quelle elezioni, Musumeci da Militello Val di Catania, con nel cuore una antica fiamma (missina) e soprattutto un dolore inesorabile e incancellabile: la morte di un figlio, Giuseppe, appena 32enne, andatosene drammaticamente in un giorno di maggio del 2013. “Vorrei gioire, ma non posso”, furono le sue prime parole a luna già alta, a risultato elettorale acquisito, davanti a supporter e giornalisti.

Bancario, giornalista pubblicista, studi universitari in Scienze della Comunicazione, di formazione cattolica, è cresciuto nelle fila della Destra politica catanese. È entrato in politica a 15 anni nella Giovane Italia, l’organizzazione giovanile del Movimento sociale italiano. A vent’anni consigliere comunale nella sua Militello, poi a Gravina di Catania, vice sindaco a Castel di Iudica. Nel 1987 a 32 anni, segretario del Msi di Catania, consigliere provinciale dal 1990 fino al 1993. In Sicilia è stato il primo presidente di Provincia eletto direttamente dal popolo.

Per tre legislature è deputato, con Alleanza nazionale, al Parlamento europeo (1994-2009). Nel settembre 2005 – in polemica con Gianfranco Fini – ha abbandonato Alleanza nazionale e fondato Alleanza siciliana. Nel 2008 eccolo nel consiglio comunale del capoluogo etneo, il più votato dalla città. Tre anni dopo è chiamato a far parte del IV Governo Berlusconi, quale sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali. Nel 2012 è eletto deputato all’Assemblea regionale siciliana. Nel 2013, all’unanimità, presidente della Commissione regionale antimafia.

Nel 2014 è tra i promotori del Movimento politico autonomista #DiventeràBellissima, con il quale nel 2017 è diventato presidente della Regione siciliana, sostenuto da tutta la coalizione di centrodestra (condizione che mancò cinque anni prima, quando fu sconfitto da Rosario Crocetta). Con il 39,8% dei voti ha superato Giancarlo Cancelleri del Movimento 5 stelle (34,6%) e Fabrizio Micari del centrosinistra (18,6%).

Niente colpo di fulmine, né luna di miele e neppure una convivenza d’amore con la sua maggioranza. Ma Musumeci ha tirato sempre dritto. C’era, del resto, anche da gestire una emergenza pandemica. Nell’ottobre 2020 è stato nominato dalla presidenza del Consiglio dei ministri Commissario per l’emergenza sanitaria. E uno scossone il suo governo l’ha avuto quando un fedelissimo, l’assessore alla Salute, è stato indagato nell’ambito dei presunti dati falsi Covid forniti al ministero, con quella frase sui “morti spalmati” che provocò sgomento in un Paese ferito e piegato.

Il presidente gli fece da scudo; nel marzo 2021 assunse l’interim per poi ripassargli la palla della sanità pochi mesi dopo. Andò avanti Musumeci, anche a dispetto del fuoco amico, che nell’ultimo periodo si intensificò a opera in particolare della carica più alta dell’Assemblea regionale, il presidente Gianfranco Micciché, leader siciliano di Forza Italia, che al governatore attribuiva la colpa dell’assoluto scollamento e dell’ostilità con i partiti della maggioranza.

Così, al politico di destra che a giugno aveva annunciato l’ingresso in Fratelli d’Italia e che, dopo gli iniziali intenti di tutt’altro tenore, voleva farsi successore di se stesso, l’azzurro oppose una strenua resistenza.

Il 4 agosto Musumeci ha presentato le dimissioni, in modo da far convergere nello stesso giorno, il 25 settembre, le Politiche e le Regionali. Pochi giorni dopo la frase inquivocabile nel corso dell’inagurazione di una mostra sulla patrona di Catania, Sant’Agata: “Toglierò il disturbo”. Finale della storia: Musumeci è volato al Senato con oltre 150 mila preferenze, l’ex presidente di Palazzo Madama, Renato Schifani, di FI, è stato catapultato ed eletto governatore in Sicilia. Adesso per Nello Musumeci si apre un altro capitolo.

Non solo Nello Musumeci. Nato a Padova da padre siciliano e madre veneta, Adolfo Urso è il nuovo ministro dello dello Sviluppo Economico del governo Meloni. Esponente di Fratelli d’Italia, dal 2021 ha ricoperto il ruolo di presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir)

Dopo gli studi ad Acireale e Catania, Urso si è laureato in sociologia all’Università “La Sapienza” di Roma. Sposato con una cittadina ucraina di Lugansk, la coppia ha tre figli.


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