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L’omicidio della ex commissionato dal carcere: lei si salva fingendosi morta

Il presunto "architetto" del piano micidiale, tuttora detenuto ad Augusta, è accusato di tentato omicidio pluriaggravato, porto illegale d'arma, tentata estorsione pluriaggravata e rapina pluriaggravata nei confronti della ex compagna

Si è miracolosamente salvata dopo lo sparo in testa e ha denunciato l’ex compagno già detenuto. Oggi la svolta nelle indagini che si sono focalizzate sull’ordine di un omicidio a Benevento impartito dalla casa circondariale di Augusta, in Sicilia.

Questo il cuore di una indagine della procura di Benevento delegata alla polizia sannita che, con l’ausilio del Reparto Prevenzione Crimine di Roma, Napoli e Pescara, del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria di Palermo e di personale della Polizia Penitenziaria di Benevento, ha portato a numerose perquisizioni personali, locali e informatiche, con il sequestro di corpi del reato o cose pertinenti al reato, nei confronti di indagati liberi residenti nel Sannio, detenuti a Benevento e detenuti ad Augusta.

Le indagini sono partite la mattina dell’11 novembre scorso, quando gli investigatori della Squadra Mobile di Benevento sono intervenuti in via Ferrara al civico 2 /B. Una donna era riversa sul pianerottolo davanti la sua abitazione e perdeva sangue dalla testa; in ospedale, le venne riscontrata una frattura chiusa della volta cranica causata da una pallottola conficcata al lato sinistro della fronte.

Un sicario l’aveva aspettata e le aveva sparato a bruciapelo, raccontò poi agli inquirenti la vittima, e mentre lei si accasciava al suolo, non perdendo i sensi ma fingendosi morta, era entrato nel suo appartamento, aveva frugato nella sua borsa, portando con sé i suoi telefoni cellulari e 2mila euro.

Le immagini acquisiste da sistemi di videosorveglianza della zona mostravano il killer allontanarsi indossando un casco integrale a bordo di uno scooter, risultato rubato a Napoli, trasportato e nascosto a Benevento alcuni giorni prima. Un bossolo calibro 6,35 venne trovato e sequestrato, e la relativa ogiva estratta dalla fronte della donna; i due telefoni cellulari furono anche trovati a breve distanza dall’abitazione, danneggiati per tentare di distruggere prove.

L’analisi forense effettuata su quei dispositivi, invece, fece recuperare alcuni fondamentali messaggi dai quali emergeva chiaramente che l’uomo, oggi colpito da ordinanza cautelare, aveva maturato il proposito di attentare alla vita della ex compagna già diversi giorni prima del tentato omicidio, perché non tollerava l’interruzione della relazione che li legava da tempo, dei colloqui in carcere con la donna e la nuova vita sentimentale che questa aveva. Il detenuto pretendeva inoltre che abbandonasse l’appartamento in cui avevano convissuto e le attività commerciali da lei gestita da tempo, che lui rivendicava come sue.

Nei messaggi, la minaccia reiterata era che le avrebbe fatto sparare, le avrebbe fatto incendiare tutto quanto posseduto da lei e dalla sua famiglia, e le avrebbe fatto terra bruciata intorno, costringendola ad andar via da Benevento. Intercettazione su più utenze in uso all’indagato, sia pure in stato di detenzione, mostrarono che l’uomo, dopo aver appreso del fallimento della spedizione punitiva, continuava a dire che, nonostante fosse detenuto, aveva ugualmente la possibilità di far uccidere chiunque, in qualsiasi momento, fin dentro il letto di casa, e anche con estrema facilità, potendo contare su numerose amicizie maturate anche in ambiente carcerario.

Continuava a pretendere, inoltre, che la vittima e sua madre dovevano restituirgli il bar altrimenti sarebbero morte entrambe, e che stava aspettando che uscisse di galera il padre della vittima per far uccidere anche lui, oltre a voler far saltare in aria il bar con delle bombe che aveva nella sua disponibilità. Minacce di morte e di spedizioni punitive di altro genere le rivolgeva anche contro i presunti nuovi compagni della donna, e contro chiunque si fosse schierato dalla sua parte della donna.

L’uomo, inoltre, per conto suo, esercitava un controllo morboso e quotidiano sugli spostamenti e le frequentazioni della donna, e con impianto di videosorveglianza al bar direttamente collegato al proprio cellulare monitorava l’attività commerciale. Per gli inquirenti ha dunque premeditato e ordinato l’omicidio della donna, anche perché riteneva che questa stesse progettando di uccidere il figlio per ritorsione.

Eseguite perquisizioni personali, locali e informatiche, con sequestri nei confronti di 28 indagati a piede libero residenti nella provincia di Benevento, 2 detenuti alla locale casa circondariale e 10 detenuti ad Augusta. Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati 3 telefoni cellulari presso il carcere di Augusta; numerosi altri, oltre pc e tablet, da esaminare, presso le abitazioni; 3,50 grammi di hashish; 4,30 grammi di cocaina con arresto in flagranza del possessore; numerosi titoli di credito di importo rilevante su cui saranno svolte indagini.

Il presunto ‘architetto’ del piano micidiale, tuttora detenuto ad Augusta, è accusato di tentato omicidio pluriaggravato, porto illegale d’arma, tentata estorsione pluriaggravata e rapina pluriaggravata nei confronti della ex compagna è anche destinatario di una misura cautelare.


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