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Lui la isola dal mondo, scatta il braccialetto elettronico

E’ uno dei pochissimi casi in Italia: applicazione della misura cautelare del braccialetto elettronico per le violenze psicologiche, per tutelare lei e la sua famiglia

Braccialetto elettronico a lui per le violenze psicologiche alle vittime: la ex compagna i suoi figli e il padre di lei ora hanno un ricevitore che segnala se l’uomo si avvicina a meno di 500 metri. Succede nel Ragusano. Il gip ha condiviso le risultanze investigative della polizia e ha disposto il provvedimento su richiesta della Procura di Ragusa. E’ uno dei pochissimi casi in Italia: applicazione della misura cautelare del braccialetto elettronico per le violenze psicologiche, per tutelare lei e la sua famiglia.

Lui ne controllava gli spostamenti, la seguiva di continuo; pur sapendola a casa non rispondeva subito ai suoi messaggi, ma al rientro, scattavano le ‘scenate’. Ogni pretesto era per controllarla: l’ultimo, la sua macchina che si guasta e allora decide di usare quella di lei. Inizia ad accompagnarla sempre lui, per le commissioni, per portare i figli, per fare shopping. E nel frattempo la isola dai suoi affetti, dalla sua famiglia di origine. Si separano, ma lui si fa trovare vicino al posto di lavoro, conosce i suoi spostamenti. Lei cerca di condurre una vita ‘normale’ e lui continua a ‘spuntare’ facendosi vedere, rendendole la vita impossibile.

Lei si rivolge una prima volta ad un centro antiviolenza ma poi ritorna con lui. Poi un nuovo contatto con il centro, interviene anche la polizia. E inizia a raccontare tutte le violenze subite in quattro anni di relazione, le ossessioni, il controllo eccessivo. Nessuna violenza fisica, ma quella psicologica le ha tolto la libertà, costringendola ad avere paura. Dopo quel passo, importante, chiede aiuto anche al padre, che la sostiene. La sua famiglia non aveva capito, non immaginava quello che la donna stava passando. “Donne spesso molto fragili, che non è semplice aiutare. Serve empatia, instaurare un rapporto di fiducia, camminare accanto. Hanno paura di allontanarsi dalla casa famigliare, di ritorsioni ai propri cari, di non riuscire a lavorare e a mantenere i figli – dice all’Agi il questore di Ragusa, Vincenzo Trombadore – e in questo contesto, vengono allontanate dalla famiglia di origine, isolate”.

Sensibilizzazione e formazione. “L’impegno nel contrasto non solo alla violenza di genere ma nella tutela delle fasce deboli è massimo – sottolinea il questore – anche nella formazione delle donne e degli uomini delle forze dell’ordine, oltre che nella sensibilizzazione che parte dagli alunni delle scuole”.

Con questa chiave di lettura, i risultati iniziano ad arrivare. La rete di assistenza funziona, i provvedimenti scattano, segno che le donne hanno fiducia nelle Istituzioni. Negli ultimi due anni, se raffrontiamo i dati del primo semestre 2023 con quelli del primo semestre 2024, sono costanti le denunce presentate, 77 nel 2023 e 78 nel 2024 ma sono in aumento i provvedimenti: 13 ammonimenti del questore, un sistema che si è rivelato in alcuni casi efficace deterrente a stroncare, sul nascere, certi fenomeni, un intervento tempestivo contro lo stalker, e 12 sorveglianze speciali (erano 8 gli ammonimenti e 6 le sorveglianze nel primo semestre del 2023).

Alla Squadra Mobile di Ragusa il commissario capo Rosalba Capaccio da oltre un decennio si occupa a Ragusa delle vittime di violenza.

“Costruire un rapporto di fiducia, sostenere empaticamente queste donne e le famiglie. Non è semplice – dice Capaccio all’Agi – poiché portano un carico di dolore paura e soprusi che spesso si accumula per anni. Con il questore è stata ulteriormente potenziata la collaborazione con la scuole, siamo sempre presenti e capita che proprio negli incontri con le ragazze e i ragazzi, dopo un primo contatto in anonimato, emergano situazioni che necessitano di attenzione. E’ ancora una questione culturale – aggiunge Capaccio – quella che vede l’uomo sopraffare la donna rendendola dipendente affettivamente ed economicamente. I cambiamenti culturali, impiegano tempo a realizzarsi ma ci sono buoni segnali”.

Secondo i dati nazionali della Polizia, nel primo semestre del 2024 ci sono stati 141 omicidi, 49 delle vittime erano donne, 44 di queste uccise in ambito famigliare, 24 di loro per mano del partner. Un dato in calo del 20 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023 quando gli omicidi furono 176, -21 per cento i casi che riguardano le donne. Sempre basandosi sul dato nazionale, sono invece in aumento del 20 per cento i dati riferiti a stalking, maltrattamenti in famiglia, atti persecutori. Quasi 16.000 i casi di maltrattamento, sfiorano i 10.000 gli atti persecutori, circa 3000 le violenze sessuali. E se si insiste sulla chiave di lettura del dato Ragusano, il segnale confortante è che le donne denunciano, fidandosi ed affidandosi nelle Istituzioni.

“Ho già avuto modo di sottolinearlo, lo faccio ogni volta che ne ho la possibilità – dice all’Agi il questore Trombadore – nelle scuole cerchiamo di diffondere responsabilità, di fare conoscere alle ragazze e ai ragazzi i rischi e le devianze, i segnali dei comportamenti scorretti. E questo spesso li aiuta ad aprirsi a raccontare e a chiedere aiuto. Questo intendo per cultura della legalità. Al nostro interno, invece investiamo molto anche nella formazione dei nostri agenti, uomini e donne, perché oggi è ancora vero che le donne vittime di violenza tendono a affidarsi ad una donna per raccontare i propri problemi. Il vero cambio culturale – conclude Trombadore – ci sarà quando le donne sentiranno di potersi fidarsi anche degli uomini, in questo caso, degli uomini in divisa”.


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