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Lukoil, è corsa contro il tempo: tra un mese Priolo senza greggio

Il 5 dicembre scatterà l’embargo dell’Ue per impedire le importazioni di greggio dalla Russia, l’unico, al momento, comprato e trattato da Lukoil nell'impianto Isab a Siracusa visto che le banche hanno bloccato le linee di credito alla società

Il 5 dicembre scatterà l’embargo dell’Ue per impedire le importazioni di greggio dalla Russia, l’unico, al momento, comprato e trattato da Lukoil nell’impianto Isab a Siracusa visto che le banche hanno bloccato le linee di credito alla società, impendendole, di fatto, di rifornirsi di petrolio da raffinare da altri paesi. Se durante il governo Draghi il dossier era rimasto sostanzialmente fermo, sembra che qualcosa possa muoversi con l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni a poco più di un mese da una situazione che potrebbe non solo mettere per strada circa migliaia di lavoratori ma anche creare conseguenze sull’intera rete di aziende del petrolchimico siracusano: “Stiamo seguendo – ha detto nei giorni scorsi Adolfo Urso, ministro delle Imprese – l’ipotesi di acquisizione della raffineria Isab di Priolo, di proprietà di Lukoil”.

Le parole di Urso, sull’ipotesi di acquisizione dello Stato delle raffinerie di proprietà di una società italo-svizzera con partecipazione russa, non hanno rasserenato i lavoratori del Petrolchimico, circa 7 mila tra diretti ed indotto, e le aziende, metalmeccaniche ed edili, che lavorano con i colossi della zona industriale. “I segretari generali di tutte le categorie e gli altri rappresentanti sindacali aziendali presenti, hanno condiviso la necessità di mobilitarsi a difesa della zona industriale e, con essa, dell’intera economia provinciale, spiegano i vertici di Cgil, Cisl e Uil, che prevedono di organizzare la mobilitazione “entro la prima decade di novembre”.

Gli interessi attorno a Lukoil sono enormi, la società da tempo è sul mercato e sono state avviate trattative per la sua vendita. Un fondo americano, che nel 2021 ha acquisito una raffineria della Shell in Danimarca, è sembrato interessato ad Isab-Lukoil, al punto da inviare una delegazione a Siracusa. Un caso analogo a quello di Lukoil esiste in Germania, ma nei mesi scorsi il governo tedesco ha assorbito la governance delle raffinerie della Rosneft, di proprietà russa.

Una soluzione che non ha mai scaldato il governo Draghi e che, invece, sembra solleticare quello di Giorgia Meloni e vedere una importante convergenza con l’opposizione. L’ipotesi rilanciata da Urso piace, infatti, al Pd. Il senatore Antonio Nicita, siracusano, neo eletto, ritiene però che questa opzione non debba escludere l’altra, cioè la possibilità per l’attuale proprietaria delle raffineria, la Litasco, di disporre delle linee di credito, per il momento bloccate, per rifornirsi di greggio non russo. Il senatore Dem, che ha presentato un’interrogazione parlamentare, svela in che modo potrebbe essere definita l’acquisizione della Isab Lukoil. “Tra le ipotesi più fattibili – dce all’AGI – c’è l’opzione di una partecipazione azionaria pubblica in un contesto in cui potrebbero entrare altri soggetti, tra cui fondi internazionali. Peraltro, non è affatto detto che il controllo dell’azienda debba essere pubblico. Bisogna anche verificare le intenzioni dell’attuale società anche se mi pare di aver compreso che siano disposti a varie soluzioni”. “In ogni caso, si tratta di una questione – spiega ancora Nicita all’AGI – che necessita di tempo ma il 5 dicembre è praticamente alle porte. Qui si deve scongiurare il blocco dell’attività, anche se piccole interruzioni sono tollerabili, ma secondo me sia la vicenda dell’acquisizione delle raffinerie sia il via libera alla linea di credito all’attuale società sono strade percorribili”.

Il problema del credito, bloccato dalle banche alla Litasco, è legato alla possibilità degli istituti di incappare in sanzioni perché si creerebbe un rapporto d’affari con una società che è nell’orbita della Russia. “Il tema non è dato dalla proprietà dell’azienda. Per le banche è importante – prosegue Nicita – la garanzia giuridica dell’operazione e per questo il Comitato di sicurezza finanziaria potrebbe fornire rassicurazioni sulla sua liceità”. “In ogni caso, serve fare presto – conclude il senatore del Pd – con lo sblocco del credito perché la società, in poco tempo, deve sottoscrivere dei contratti di acquisto e predisporre le navi per rifornire di greggio le raffinerie”.

La convergenza tra sindacati, governo, opposizione vede aggiungersi un altro segmento cruciale: Confindustria. “L’ipotesi paventata dal ministro delle Imprese è interessante, si tratterebbe – dice all’AGI il presidente di Confindustria Siracusa, Diego Bivona – di una operazione con modalità analoghe a quella condotta in Germania con le raffinerie russe della Rosneft finite sotto il controllo tedesco anche non conosciamo, nel dettaglio, le modalità di acquisizione”. Più freddo il presidente di Confindustria sull’eventualità paventata dal senatore del Pd di fare intervenire il Comitato di sicurezza finanziaria per rassicurare le banche. “Non so quante le banche possano sentirsi garantite con questa soluzione – conclude Bivona – quando in realtà ce ne sarebbe una già esistente, cioè l’emendamento al Decreto aiuti presentato dall’ex ministro Stefania Prestigiacomo che punta ad estendere le garanzie della Sace spa a Isab”.

Eppure sembra proprio questo il sentiero intrapreso in queste ore. Secondo fonti dell’agenzia Reuters, il governo sta cercando di trovare un modo per garantire che l’impianto possa ricevere finanziamenti e rimanere operativo. La questione, risulta da un verbale visto da Reuters, è stata discussa in una riunione presso il ministero dell’Industria il 17 ottobre con i rappresentanti delle due principali banche italiane, Intesa Sanpaolo e UniCredit, e dell’agenzia statale per il credito alle esportazioni Sace, come risulta da un verbale dell’incontro visto da Reuters. Il finanziamento verrebbe garantito da Sace. “Posso rassicurare che troveremo una soluzione e che annunceremo quando avremo asunto le nostre determinazioni“, ha spiegato oggi Urso a Sky Tg24, sottolineando che sul dossier si sono tenute “alcune riunioni ieri e altre oggi”. “Convocheremo il tavolo – ha concluso – quando avremo tutti gli elementi per assumere le nostre decisioni. Voglio rassicurare i lavoratori: risolveremo la cosa nelle prossime settimane”.


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