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Mafia e droga: 130 anni di carcere a 19 imputati

Gli stupefacenti sarebbero stati forniti dai calabresi di Africo e dalla Campania

Il Gup del tribunale di Palermo, Clelia Maltese, ha condannato diciannove imputati a 130 anni complessivi di carcere, assolvendone altri quattordici. La decisione, emessa col rito abbreviato, riguarda un clan di mafiosi e trafficanti di droga che facevano capo a Michele Micalizzi, il boss di Partanna Mondello tornato in carcere lo scorso anno e poi raggiunto, in agosto, da un’altra ordinanza di custodia cautelare. Micalizzi ha un curriculum criminale e familiare di tutto rispetto, dato che era genero del capomafia storico della zona marinara del capoluogo siciliano, Rosario “Saro” Riccobono, esponente della vecchia mafia, assassinato nel novembre 1982 su ordine di Totò Riina. Micalizzi ha avuto 20 anni di carcere; Giuseppe Marsalone (classe 1972) 16 anni, 4 mesi e 14 giorni; l’omonimo Giuseppe Marsalone, del 1976, ha avuto 15 anni, 4 mesi e 20 giorni; seguono Vincenzo Vaglica con 15 anni, 6 mesi e 20 giorni; Salvatore Spataro, 14 anni, 9 mesi e 23 giorni (in continuazione); Onofrio Claudio Palma, 7 anni, 6 mesi e 20 giorni; Giuseppe Gravanti 7 anni; Maurizio Di Fede (del clan di Brancaccio, condannato già altre volte) 6 anni, 6 mesi e 20 giorni; Federico La Rosa 5 anni e 4 mesi; Grazia Pace 4 anni, 5 mesi e 10 giorni; i calabresi Andrea Mollica (3 anni e 2 mesi) e Leo Brancatisano (3 anni 2 mesi); Francesco Failla 2 anni e 4 mesi; Salvatore Di Giovanni 2 anni e 20 giorni; Christian Boncimino 2 anni; Claudio Caruso un anno e 8 mesi; Giuseppe Ciresi diciotto mesi, Vincenzo Maria La Mantia e Alessandro Miceli 4 mesi a testa. Assolti Atanasio Alcamo, Salvatore Marsalone, Girolamo Celesia, detto Jimmy, Giuseppe Confalone, Giovanni Giardina, Salvatore Lotà, Fabrizio Cecere, Massimiliano D’Erme, Giacinto Luisi, Tommaso Nicolicchia, Pasquale Russo e Marco Palma. Chiudono l’elenco Cristian Verrico, originario di Latina, e il napoletano Andrea Esposito.

Secondo l’accusa, rappresentata dai pm della Dda di Palermo Federica La Chioma e Bruno Brucoli, la rete di trafficanti di droga aveva la propria base operativa nel Big Club Sport e avrebbe agito in sinergia con le famiglie mafiose di Brancaccio, Porta Nuova e Tommaso Natale. Gli stupefacenti sarebbero stati forniti dai calabresi di Africo e dalla Campania: ai palermitani arrivavano così cocaina, hashish e marijuana di prima qualità e di sicuro guadagno.


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