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Mafia e massoneria: 6 condanne definitive e nuovo processo per 4

I giudici hanno annullato le condanne nei confronti di Lucio Lutri, 64 anni, funzionario regionale gran maestro della massoneria, e Angelo Lauria, 49 anni, farmacista di Licata

Sei condanne diventano definitive, per altri quattro imputati sarà necessario un secondo processo di appello. La Cassazione mette un altro punto fermo nell’inchiesta scaturita dalla maxi operazione “Halycon-Assedio” che ha disarticolato un intreccio fra mafia, politica e massoneria deviata. Il blitz è scattato fra il luglio e l’agosto del 2019.

I giudici, accogliendo il ricorso della difesa, hanno annullato le condanne nei confronti di Lucio Lutri, 64 anni, funzionario regionale gran maestro della massoneria, e Angelo Lauria, 49 anni, farmacista di Licata. Entrambi erano stati condannati in appello ad otto anni di reclusione e sono stati adesso scarcerati. Lutri, funzionario della Regione Sicilia, è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. In particolare, “grazie alle rete relazionale a sua disposizione quale Maestro venerabile della loggia massonica “Pensiero ed Azione” di Palermo, avrebbe “acquisito e veicolato agli appartenenti alla famiglia mafiosa informazioni riservate circa l’esistenza di attività di indagine a loro carico” e sarebbe intervenuto per favori di altra natura.

Il secondo, nipote dell’anziano capomafia Giovanni, sarebbe stato un affiliato della famiglia di Licata. Per loro si dovrà celebrare un nuovo processo. Condanne annullate (ma solo limitatamente alla quantificazione della pena) anche per Raimondo Semprevivo, 51 anni, braccio destro del boss Angelo Occhipinti, 69 anni, nonché ex genero e Giuseppe Puleri, 43 anni, ritenuto membro della famiglia mafiosa di Campobello di Licata: la pena andrà ricalcolata tenendo conto delle attenuanti generiche.

Diventano, invece, definitive sei condanne: 20 anni e 4 mesi ad Angelo Occhipinti, ritenuto il nuovo boss di Licata; 8 anni a Vito Lauria, 53enne tecnico informatico, massone, figlio del boss Giovanni (alias “u prufissuri”); Angelo Graci; 35 anni, 2 anni e 6 mesi di reclusione per favoreggiamento personale aggravato; 8 anni e 10 mesi di reclusione a Giovanni Mugnos, bracciante agricolo, 56 anni, ritenuto “l’alter ego” del boss Giovanni Lauria; 2 anni e 4 mesi, invece, per l’elettrauto Marco Massaro, 38 anni, accusato di favoreggiamento aggravato per avere rivelato a Mugnos dell’esistenza di microspie all’interno della sua auto. Nell’inchiesta era rimasto coinvolto anche l’ex consigliere comunale di Licata, Giuseppe Scozzari, condannato e arrestato alcune settimane fa in seguito alla condanna definitiva a 5 anni per scambio elettorale politico mafioso.


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