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Mafia, oltre 2 secoli e mezzo di condanne a 30 imputati del clan Brancaccio

Gli sconti previsti per il rito abbreviato hanno mitigato lievemente le pene, che comunque a livello individuale rimangono pesanti

Il gup del tribunale di Palermo Maria Cristina Sala ha condannato 30 imputati, assolvendone solo due, nel processo contro la mafia di Brancaccio, infliggendo loro complessivamente circa due secoli e mezzo di carcere. Gli sconti previsti per il rito abbreviato hanno mitigato lievemente le pene, che comunque a livello individuale rimangono pesanti: secondo i pm Francesca Mazzocco e Bruno Brucoli il gruppo avrebbe praticato le estorsioni a tappeto, costringendo commercianti e imprenditori a pagare il pizzo. Gli unici due assolti sono Antonietta De Simone e Vincenzo Di Fede (difesi rispettivamente dagli avvocati Claudio Gallina Montana e Loredana Mancino).

Condannato invece Maurizio Di Fede, fratello di Vincenzo: per lui 17 anni e 4 mesi. Sedici anni ciascuno per Tommaso Nicolicchia e Pietro Paolo Garofalo; 14 a testa per Salvatore Lotà e Tommaso Militello; 13 per Antonino Lo Nigro; 12 anni e 4 mesi ad Antonino Chiappara; 12 e 2 mesi a Rosario Montalbano; 12 a Giuseppe Parisi. E poi Claudio Onofrio Palma ha avuto 11 anni e 4 mesi; Vincenzo Petrocciani e Pietro Parisi 11 ciascuno; Francesco Greco e Antonino Lauricella 10 anni e 4 mesi; Giuseppe Ciresi 10 anni; Paolino Cavallaro 9 anni e 8 mesi. Ancora, Michele Mondino 8 anni e 10 mesi; Giuseppe Aurilia e Ludovico Castelli 8 anni e 4 mesi ciascuno; Andrea Seidita 8 anni; Ignazio Lo Monaco 7 anni 8 mesi. Infine Antonino Mulè 7 anni; Vittorio Emanuele Bruno 6 anni e 4 mesi; Settimo Centineo 6 anni; Gioacchino Di Maggio e Luciano Uzzo 5 anni e 8 mesi; Gaetano Terrana 4 anni e 8 mesi; Girolamo Celesia, detto Jimmy, 3 anni; Francesco Catalano 2 anni e 4 mesi e Maria Mirabella un anno e 4 mesi. (AGI)
PA1/MRG


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