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Massacrò i genitori nell’Agrigentino, per lo psichiatra è sano di mente. Agì sotto effetto di cocaina

All’origine delle violenze e del successivo massacro, secondo quanto lui stesso ha detto al gip, ci sarebbero i contrasti con i genitori che, a suo dire, non l’avrebbero accettato e avrebbero persino minacciato di buttarlo fuori di casa

“È capace di intendere e volere ma ha agito sotto la spinta disinibente e aggressiva della cocaina”. Secondo lo psichiatra Lorenzo Messina, incaricato dal giudice di eseguire una perizia, il 34enne di Racalmuto che lo scorso 13 dicembre ha massacrato i genitori Salvatore Sedita e Rosa Sardo, uccidendoli nella loro abitazione con 47 colpi di mannaia, è sano di mente e può essere processato.

Gli esiti della perizia, commissionata dal gip Francesco Provenzano con un incidente probatorio, sono stati consegnati alle parti e, di fatto, escludono un vizio di mente per l’indagato. Gli accertamenti sono stati sollecitati dal procuratore reggente Salvatore Vella e dal pubblico ministero Gloria Andreoli per fare luce sulla capacità di intendere e volere e sull’effettiva portata dei problemi mentali dell’indagato che erano noti a tutti ma sui quali, anche secondo quanto sostenuto dallo stesso gip, non sarebbe stato fatto abbastanza. “Ho colpito prima mia madre con la mannaia conservata in una borsa frigo in camera da letto. Gliel’ho conficcata nel collo ma è rimasta viva. Ho continuato anche quando ho capito che erano morti dando dei colpi secchi alle mani”.

È un racconto dell’orrore quello fatto da Salvatore Sedita, il 34enne di Racalmuto, che, dopo essere stato sottoposto a delle terapie nel reparto di psichiatria, aveva reso una piena confessione davanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano. Lo stesso gip, dopo l’interrogatorio, ha disposto il suo ricovero nella sezione psichiatrica del carcere di Barcellona Pozzo di Gotto. Sedita, in un primo momento, aveva fatto una ricostruzione delirante dicendo di avere visto i demoni e che l’autore dell’omicidio era “un uomo con la maschera e i tatuaggi che ha bussato a casa“.

Una versione sconnessa che ha pure ribadito nel colloquio con lo psichiatra. All’origine delle violenze e del successivo massacro, secondo quanto lui stesso ha detto al gip, ci sarebbero i contrasti con i genitori che, a suo dire, non l’avrebbero accettato e avrebbero persino minacciato di buttarlo fuori di casa. “Il fatto reato – scrive lo psichiatra nella perizia – non è diretta espressione di una infermità mentale ma è avvenuto sotto l’effetto della cocaina per cui Sedita va considerato capace di intendere e volere“. All’incidente probatorio, ritenuto una vera e propria parentesi del processo nella fase delle indagini preliminari, partecipano il difensore dell’indagato, l’avvocato Ninni Giardina e i legali dei familiari, Giuseppe Contato e Giuseppe Zucchetto, indicati come “parti offese“. Giovedì lo psichiatra riferità in aula gli esiti della sua relazione.


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