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Matteo Messina Denaro, condannato il “vero” Andrea Bonafede

Il gup ha ritenuto sussistente il reato di favoreggiamento aggravato così come quello di mancata inosservanza della pena, ma non il 416 bis

Il gup di Palermo Rosario Di Gioia ha condannato a 6 anni e 8 mesi Andrea Bonafede, il dipendente comunale di Campobello di Mazara ritenuto uno dei favoreggiatori del boss Matteo Messina Denaro. Bonafede, difeso dall’avvocato Tommaso De Lisi, era stato arrestato il 7 febbraio scorso, pochi giorni dopo la cattura del boss Messina Denaro, avvenuta il 16 gennaio dopo una latitanza trentennale. Bonafede – secondo l’accusa sostenuta dall’aggiunta Paolo Guido e dai sostituti Pierangelo Padova d Gianluca De Leo – si sarebbe occupato di ritirare le ricette mediche necessarie al boss per sostenere le cure della patologia polsi cui soffriva. Per Bonafede, che ha scelto di essere processato con il rito abbreviato, l’accusa aveva chiesto una condanna a 13 anni.

Il gup ha ritenuto sussistente il reato di favoreggiamento aggravato così come quello di mancata inosservanza della pena, ma non il 416 bis.

Si occupava della latitanza di Matteo Messina Denaro, facendo da intermediario tra il boss di Castelvetrano (Trapani) e il medico Alfonso Tumbarello per il ritiro delle ricette mediche: ma per Andrea Bonafede, impiegato del Comune di Campobello di Mazara (Trapani) è caduta l’accusa di associazione mafiosa ed è stato così condannato dal Gup del tribunale di Palermo “solo” a sei anni e otto mesi. Le contestazione rimaste in piedi nel giudizio abbreviato, che dà diritto a uno sconto di pena di un terzo, sono il favoreggiamento aggravato e la procurata inosservanza di pena. Bonafede è cugino e omonimo dell’altro Andrea Bonafede, il geometra di Campobello che aveva prestato l’identità al superlatitante, morto in carcere il 25 settembre scorso. Il giudice ha accolto in parte le richieste dei pm della Dda Pierangelo Padova e Gianluca De Leo, che avevano proposto 13 anni.


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